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Strigolo è il nome di un’erba selvatica del genere Silene. Conosciuto nelle varie regioni con vari nomi, è un’erba molto popolare perché è assai buona. Bisogna cogliere questa verdura quando è tenera e non ha ancora i boccioli dei suoi fiori, è un po’faticoso trovarla perché è un’erba minuta dalle foglie piccole e lanceolate, comunque in marzo la gente di campagna si da un bel po’ da fare per raccoglierla, viene apprezzata come una delizia della mensa ed hanno ben ragione. Il nome del genere deriva da Sileno/Pan, divinità scartata e disprezzata ma un tempo assai venerata , secondo alcuni le sue foglie se fatte rotolare fra le dita stridono (stritolo, strigolo), mentre altri lo fanno derivare dall’uso che ne facevano le streghe nelle loro pozioni magiche, per cui veniva chiamata “erba delle streghe”, quindi “strigoli”. Vengono anche chiamati “ammazzamogli”, per il fatto che dopo cotti si riducono notevolmente, e quindi danno l’impressione che la donna che li ha cucinati abbia avuto la visita dell’amante. Gli strigoli li troviamo nei campi, lungo le stradine di campagna, sugli argini dei fiumi, anche in collina. Abito in campagna e per fortuna che il tarassaco non lo raccolgono oggi, perché gli strigoli le azdore li raccolgono eccome, quindi di strigoli ne trovo pochi, speriamo non si mettano a raccogliere anche le altre erbe! La pianta viene sbollentata, può essere mangiata anche cruda con altre erbe in insalata, ma deve essere comunque sempre molto tenera, poi padellata per ottenere frittelle, frittate o anche semplicemente condita con olio, aceto balsamico, sale e pepe, oppure aggiunta ad altre erbe nei minestroni e nelle zuppe. Ma la ricetta antica, quella per cui le massaie romagnole raccolgono ancora oggi per tradizione lo strigolo è per fare il ragù per le tagliatelle (o altra pasta). In quello più leggero si fanno soffriggere gli strigoli in olio, aggiungendovi poi la salsa di pomodoro, salare e pepare e bollire per una decina di minuti. Si scolano poi le tagliatelle e si fanno saltare in padella col sugo aggiungendo formaggio grattugiato. La versione più ricca del sugo prevede l’aggiunta di salsiccia o di pancetta . Con questo piatto ben si brinda con un bicchiere di vino di uva d’oro un vino di Romagna che si abbina sia a pesce che carne.
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