l’articolo 15-6-2012 di Diego Dantes
Il trattato commerciale Europa-USA rischia di avvantaggiare le multinazionali a spese delle imprese nazionali e dei consumatori
Il TTIP (Transatlantic Trade and Investment Partnership) è un accordo commerciale di libero scambio in corso di negoziato tra l’Unione europea e gli Stati Uniti d’America dal luglio 2013. Sul sito della Commissione Europea c’è una pagina dedicata al TTIP[1], che ne declama gli ipotetici lati positivi ma senza avere reali approfondimenti a riguardo. In realtà, è evidente la difficoltà di reperire informazioni rilevanti su questi negoziati. Se si considerano le dimensioni economiche e geopolitiche di cui parliamo, capiremo quanto sarebbe importante la trasparenza e la costruzione partecipativa della vicenda. Infatti, se il progetto avrà successo, il TTIP darà vita alla più grande area di libero scambio esistente, rappresenterebbe circa la metà del PIL mondiale e un terzo del commercio mondiale. E per delle economie in difficoltà – europea in primis ed americana (in ripresa) – sarebbe una vera manna dal cielo.
Il Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, ha definito il TTIP una priorità strategica, impegnando il suo governo in un appoggio totale e incondizionato per la conclusione dello storico accordo[2]. Paolo De Castro, da poco designato referente della commissione Agricoltura del Parlamento europeo per i negoziati riguardanti il settore agroalimentare, ha parlato del TTIP come di “una grande opportunità per l’Europa in generale e per l’Italia in particolare, che potrà portare crescita, sviluppo e occupazione”. Lo stesso De Castro, in una recente intervista, ha poi dichiarato che “la storia ci insegna che la buona conclusione di queste trattative ha portato sempre più sviluppo, valutato in questa situazione specifica in 2 punti di Pil”. Per di più De Castro è convinto che esistano finanziatori importanti per remare contro il Ttip”[3].
I punti critici emersi sono diversi, e fanno pensare che si tratti del tentativo più ambizioso, mai tentato prima, di svendere diritti sociali, beni comuni, cultura agricola di qualità, diritti dei lavoratori, questioni inerenti la salute e la proprietà intellettuale.
I temi centrali per il nostro Paese sono due: quello agricolo/alimentare e la questione giuridica relativa all’istituzione dell’ ISDS (Investor-State Dispute Settlement).
Per l’agroalimentare si tratta di capire come si compierà la cosiddetta «armonizzazione dei regolamenti», che oggi sono diversi, tra UE e USA. Il vero nodo strategico è se il controllo sulla sicurezza (alimentare, in primis, ma anche sui prodotti farmaceutici e quelli chimici) sarà ex ante o ex post. Per fare un esempio, nella UE sugli Ogm c’è una procedura di valutazione del rischio e di autorizzazione in cui sono coinvolti gli enti competenti nazionali e l’Efsa. A livello statunitense, invece, gli Ogm sono prodotti functionally equivalent, cioè equivalenti agli Ogm-free, quindi non sono specificamente regolamentati.
L’altro tema è l’Isds, il meccanismo di risoluzione delle controversie tra investitori e Stati (o parti di essi), il quale prevede che gli Stati possano essere citati in giudizio da ditte private. Recentemente anche la Germania ha preso posizione contro l’Isds. Il problema riguarda il destino di interi Paesi e l’idea di sviluppo che essi hanno. La delega ad un tribunale internazionale delle dispute tra uno Stato ed una multinazionale o gruppi finanziari implica una inevitabile privatizzazione del diritto pubblico internazionale. Per quale motivo stiamo dando ad alcuni livelli internazionali nuovi poteri di controllo giudiziario? Qual è la portata del potere che stiamo delegando? Quali obbligazioni stiamo creando? La risposta a queste domande è di vitale importanza, ed un Paese come il nostro, con forti basi giuridiche (siamo o no la culla del diritto?), dovrebbe dare risposte d’avanguardia.
In Italia, la campagna “Stop TTIP” ha aggregato forze politiche e sindacali, associazioni ambientaliste e del mondo agricolo, ONG e reti di cittadinanza attiva, semplici cittadini e amministratori pubblici che hanno deciso di mettersi insieme per contrastare il TTIP e la sua logica perversa; una logica che privilegia i grandi interessi, soprattutto privati, e cancella i diritti delle persone e dei territori.
[1] http://ec.europa.eu/trade/policy/in-focus/ttip/about-ttip/index_it.htm
[3] http://www.eunews.it/2015/03/30/ttip-de-castro-accordo/32863