(il titolo si commenta da solo)
Si da’ il caso che ci siano momenti giusti per vivere e che nessuno di questi si possono – realmente – scegliere.
Ci sono eventi che nascono per diventare ricordi. Il destino li spinge verso una direzione e le circostanze si accordano a catena. Dai piccoli ai grandi episodi quotidiani:
Ero appena uscita dalla stazione, diretta alla fermata dell’Atam per aspettare il 119. Oltrepasso la porta principale della stazione nello stesso momento in cui l’Atam numero 119 arriva alla fermata – dopo l’interminabile giro di parole – mi lancio in corsa fino alle porte automatiche dell’atam che cominciano a spalancarsi come in un lento replay in contrasto con la mia ansimante fretta e paura di perderlo. Come fosse l’ultimo atam del giorno e l’unico mezzo rimasto.
Ho vissuto quel momento come un dono, per quel mio maledetto modo di interpretare gli eventi. Una volta salita sull’atam, domando all’autista se la destinazione coincide con la mia e richiedo il biglietto che non ho avuto il tempo di comprare, ricevendo un categorico:
- No.
- Ah, ehm.
Fermo immagine e conseguente replica idiota di circostanza.
- E cosa faccio?
- Niente.
“Come niente? La multa me la paga lei?” avrei voluto dire, ma nella forma più contratta sorseggio parole come “Eh in caso…(risponde lei?)” ma l’indisponente autista anticipa ancora un altro no.
Poi ci ripensa – senza darlo troppo a vedere – e inizia a rispondere con un po’ più di cordialità offrendo finalmente “ulteriori informazioni”.
- Chieda se ce l’ha qualcuno…
- Eeeeeh (non lo farò.)
- …altrimenti scenda a prenderlo qui al tabacchino che aspetto.
- Ah, bene!
So che non è una bella pretesa ma con la cortesia si ragiona sempre.
- No, tieni c’ho un biglietto io.
Un angelo? No, una ragazza dietro me interessata alla mia conversazione irrisolta con l’autista. Mi porge un biglietto che tira da fuori lo zaino, e mi sorride con dolcezza.
- Oh, grazie… quanto ti devo?
- No, no, niente. E sorride ancora.
Ringrazio ancora una volta, oblitero e mi stringo tra la folla di pendolari.
Questa storia non ha una morale, se non quella che ciascuno di noi riesce a vedere con una soggettiva visione della vita.
Alla fine non è salito alcun controllore.
Il breve racconto è una riflessione sulla vita che ci mette alla prova ogni giorno e ci spinge a osare. Ci scardina gioia e dolori.
E ci presenta gli eventi della vita come degli atam che passano all’improvviso.
Quanto siamo disposti a rincorrere quell’atam? Ad aspettarlo? E infine, anche a perderlo?