Tu, che ti conosco.
Più di quanto io conosca me.
Adesso hai i capelli grigi e mi chiedi di accendere la lampada grande per leggere gli ingredienti di una ricetta.
Anche a me si è abbassata la vista.
Stiamo invecchiando.
Sarà per questo motivo che hai smesso di essere sfuggente?
Quando siamo vicini il posto dove ci comprendiamo brucia.
Se ci sono dissonanze fra di noi qualcosa arriva a chiarirle, a dimostrare che l'azione che ho compiuto nel 1998, tu l'avevi intrapresa nel '97, o nel 2000.
Cominciano le preoccupazioni, se brucia. È da molti anni che hai lasciato l'arena. Ti avevo trasformato in Minotauro; avevamo vent'anni.
Ma l'eroe si è addormentato, Arianna brontola, e tu ti sei diviso in tutti i personaggi.
Mi tocca cercare la maschera di Iside; l'armadio è disordinato, tu non sei disteso sul letto di Ulisse, ma non ho freddo.
Quest'estate avevo incontrato per la prima volta un tipo che ti assomiglia, ma era una traccia sbiadita, un peterpan di ottone, un bluff.
Mi è servito come traccia: il Bianconiglio ha trovato per me la copia originale.
Troppe bottiglie e troppe sigarette. Vuoi prendere la via d'uscita, quella di sicurezza, lo so come sei fatto.
Sto provando a recitare la parte di Ingrid, e a scoprire il mistero dei graffi sulla neve.
Allora ho preso coraggio (tu soltanto al mondo sai che non mi manca) e ti ho parlato del tuo segreto, eravamo seduti accanto al fuoco. Dove si raccontano le fiabe, si arrostiscono le mele piccole, ci si accarezza piano, si brucia vivi per la paura.
Esisti.
Se vuoi, puoi persino camminare altrove, dove non ti posso vedere.
Saprei che posi le piante dei piedi sul pianeta; e resterei così, come adesso, con la felicità attaccata dappertutto.
Mi regali altra scrittura? Lo chiedo a tutti quelli che arrivano.
Posso chiederla a te, che sei me stesso?