Scioperi spontanei o organizzati, tentati suicidi come quello della giovane donna a Monastir : tutti i segnali sono in rosso nella Tunisia del dopo Ben Ali’. Il Governo ha promesso tavoli di negoziazione sociale e i principali sindacati stanno cercando di riprendere in mano il loro status per canalizzare una contestazione che sta minacciando fortemente la transizione democratica. Dopo la rivoluzione dei gelsomini, i problemi sociali continuano a creare conflitti e ad acutizzarsi, come è successo giovedi’ con l’immolazione di una giovane donna davanti alla sede del Governo di Monastir (160 km a est di Tunisi). La donna era nella difficoltà di ottenere dei medicinali per il marito affetto da un cancro, è si è data fuoco riportando ustioni di terzo grado e considerata ad oggi in pericolo di vita. La centrale dei sindacati tunisini è in pressing con il governo per chiedere urgenti negoziazioni alfine di contenere l’esplosione sociale che sta minacciando la conquistata democrazia tunisina. Nella giornata di giovedi’ mattina l’Unione generale dei lavoratori tunisini (UGTT) aveva reagito duramente alla dichiarazione del presidente ad interim, Fouad Mebazaa, che aveva annunciato mercoledi sera l’apertura ”prossima” di negoziati sociali, subito dopo essere stato proclamato dal Parlamento del potere in crisi. Abid Briki, uno dei dirigenti e porta parola dell’UGTT ha dichiarato che ”è interesse del governo intraprendere rapidamente delle negoziazioni con la centrale sindacale davanti ad una situazione sociale esplosiva“ . Da diversi giorni, in tutto il paese, i segnali d’allarme sono in rosso. Scioperi ovunque e parallelamente la situazione della sicurezza resta tesa in provincia, dove l’esercito è impiegato nel sopperire al vuoto totale lasciato dalla polizia, braccio armato del regime decaduto. Diversi incendi sono stati segnalati a Jendouba (nord-ovest) e nella città vicina di Kef dove un gruppo di agenti della sicurezza sono stati arrestati e accusati di essere implicati nella fiammata di violenze dell’ultimo week-end. Marginalizzato e diviso durante il regime di Ben Ali’, l’UGTT sta cercando di ritrovare un ruolo di primi piano dopo la rivolta che ha visto l’uscita di scena del dittatore, ma la sua direzione è contestata da una corrente interna di destra che organizza regolarmente delle manifestazioni davanti alla sede di Tunisi, per reclamare l’uscita dei componenti accusati di essere in “combutta” con il nuovo governo transitorio. Il primo ministro Mohammed Ghannouchi ha ribadito alla cancelliera Angela Merkell, giovedi’ scorso, che il suo governo organizzerà prossimamente una conferenza internazionale a Cartagine per discutere sul processo delle riforme economiche e politiche.
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