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Tunisia: sull'orlo del precipizio

Creato il 08 febbraio 2013 da Gianfrancodv @Gdv1964
La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata senz'altro l'assassinio di uno dei leaders dell'opposizione, Chokri Belaid, avvenuto l'altro ieri mentre rincasava a casa. Belaid, 48 anni, avvocato, laico e di sinistra, aspramente critico nei confronti del governo ritenuto troppo vicino ai movimenti estremisti islamici, era il Segretario del partito dei Patrioti Democratici e uno dei massimi esponenti del Fronte Popolare.
Tunisia: sull'orlo del precipizio
La sua critica nei confronti del partito di governo, l'Ennahda (Movimento della Rinascita, nato nel 1981 e che è uscito vincitore dalla ultime elezioni) era indirizzata soprattutto all'attegiamento troppo morbido (quando non complice) nei confronti degli estremisti islamici. Da quando il 14 gennaio 2011, poco più di due anni fa, la rivoluzione tunisina (la prima della cosiddetta Primavera araba) defenestrò il tiranno Abidine Ben Alì, il paese non trova pace e la tensione cresce di giorno in giorno.
Premesso che Belaid è l'ennesimo - troppi -  leader politico africano che viene assassinato, e che questo rappresenta, da qualsiasi parte si guardi, una sconfitta per la democrazia e per la libertà, è bene essere molto cauti nell'indicare responsabilità e futuri sbocchi di questa vicenda.
Oggi tutti indicano nel partito di governo, l'Ennahda, le maggiori responsabilità dell'accaduto. Responsabilità legate al ruolo dell'estremismo islamico e alla volontà, da parte di questi ultimi, di far precipitare il paese verso un antico califfato.
Molte delle questioni in gioco appartengono a divisioni, profonde, politiche più che religiose (sebbene, come è noto, in paesi islamici il confine tra politica e religione, piaccia o no, è molto labile). I partiti, anche quelli più antichi, come avviene anche in altre parti del mondo, si sono spartiti il potere, disinterressandosi del paese che vive una profonda crisi economica e sociale. Lo stesso premier, Hamed Jebali, che all'indomani dell'assassinio di Belaid aveva promesso un "governo di emergenza" è stato sconfessato dal suo stesso partito che lo accusa di non aver rispettato le procedure parlamentari. 
Così come deve far riflettere che al contrario di quanto certa stampa vuol far credere (addossando tutte le responsabilità ad una lotta tra laicità e islamismo) anche nelle manifestazioni contro il governo si sono sentiti slogan che inneggiavano a Dio e all'islam.
La questione che emerge con forza, ancora una volta, è che l'esito delle "primavere arabe" non è stato quello che qualcuno, da noi, si aspettava. Il trionfo della democrazia, della laicità e la sconfitta dell'islam al potere (anche quello moderato).  
Nel Nord Africa qualsiasi governo oggi trova legittimazione popolare solo attraverso partiti islamici. Piaccia o no. 
Che questo entri fortemente in conflitto con interessi e priorità dei paesi europei è una verità.

Forse dovremmo imparare ad osservare questi paesi in modo diverso, uscendo dalla logica, forse comoda e strumentale, che l'origine dei loro mali risiede nell'islam, cercando di analizzarne, e di comprenderne, le cause della povertà (in paesi che possiedono molte più risorse dei loro "dirippettai" nel Mediterraneo) e dei conflitti sociali in corso. L'islamismo estremo interpreta, nel modo certamente meno corretto, la rabbia e la disperazione di intere popolazioni e di decenni di atteggiamenti neo-coloniali.



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