Mentre risuonavano gli spari, le truppe della polizia e dell’esercito in jeep e blindati occupavano la città per sedare la “rivolta del pane”. La dimostrazione di forza ha portato una calma inquieta, ma solo dopo che più di 50 manifestanti e passanti erano stati uccisi. Poi, in una trasmissione radiotelevisiva di cinque minuti, Bourguiba annunciò che avrebbe invertito l’aumento dei prezzi.Tunisia: Bourguiba Lets Them Eat Bread – TIME, gennaio 1984).
In seguito alla ritrattazione del presidente Bourguiba, l’impennata del prezzo del pane fu invertita.
Bourguiba licenziò il suo ministro degli Interni e rifiutò di rispettare le richieste del Consenso di Washington. L’agenda neoliberale aveva portato i suoi effetti, con un’inflazione galoppante e disoccupazione di massa. Tre anni dopo, Bourguiba e il suo governo furono rimossi in un colpo di stato “per motivi di incompetenza”, portando all’installazione del presidente Zine el Abidine Ben Ali nel novembre 1987. Questo colpo di Stato non era diretto contro Bourguiba, fu in gran parte destinato a smantellare in modo permanente la struttura politica nazionalista inizialmente istituita a metà anni ’50 e poter così privatizzare i beni dello Stato.Il colpo di stato militare, non segnò solamente la fine del nazionalismo post-coloniale che era stato guidato da Bourguiba, ma contribuì anche a indebolire il ruolo della Francia. Il governo di Ben Ali divenne ben allineato con Washington piuttosto che con Parigi.Pochi mesi dopo l’insediamento di Ben Ali’, venne raggiunto un importante accordo con il FMI. Un accordo fu raggiunto anche con Bruxelles per l’istituzione di un regime di libero scambio con l’UE. Un massiccio programma di privatizzazioni fu lanciato sotto il controllo della Banca Mondiale e del FMI. Con salari dell’ordine di 0.75 euro all’ora, la Tunisia diventò inoltre un rifugio di manodopera a basso costo per l’Unione Europea. Chi è il dittatore? Una revisione dei documenti del FMI fa notare che dall’instaurazione di Ben Ali’ nel 1987 ad oggi, il suo governo ha fedelmente rispettato le condizioni del FMI- Banca mondiale, incluso il licenziamento dei lavoratori del settore pubblico, l’abolizione dei controlli sui prezzi dei beni di consumo primari e l’attuazione di un radicale programma di privatizzazioni. La sospensione delle barriere commerciali ordinata dalla banca mondiale innescò un’ondata di fallimenti. A seguito di queste dislocazioni dell’economia nazionale, le rimesse degli operai tunisini dall’ Unione Europea divennero una fonte sempre più importante di entrate di valuta estera. Ci sono circa 650.000 tunisini che vivono all’estero. Le rimesse totali degli emigranti nel 2010 sono state dell’ordine di 1.960 miliardi di US$,il 57 per cento in più rispetto al 2003. Una grande parte di queste rimesse in valuta estera sono utilizzate per servire il debito estero del paese. L’impennata speculativa nei prezzi mondiali degli alimenti. Nel settembre 2010, è stata raggiunta un’intesa fra Tunisi ed il FMI, che si raccomandava per l’abolizone delle ultime sovvenzioni come il mezzo per raggiungere l’equilibrio fiscale: La prudenza fiscale rimane una priorità assoluta per le autorità [tunisine], che vedono l’esigenza di continuare nel 2010 con una politica fiscale rigorosa nel contesto internazionale attuale. Gli sforzi sostenuti negli ultimi dieci anni per abbattare il livello del debito pubblico in modo significativo non dovrebbero essere compromessi da una politica fiscale troppo lassista. Le autorità si sono impegnate a controllare saldamente le spese correnti, comprese le sovvenzioni… [IMF Tunisia: 2010 Article IV Consultation - Staff Report; Public Information Notice on the Executive Board Discussion; and Statement by the Executive Director for Tunisia http://www.imf.org/external/pubs/ft/scr/2010/cr10282.pdf] Vale la pena notare che l’insistenza del FMI sull’austerità fiscale e l’eliminazione dei sussidi hanno coinciso cronologicamente con una recrudescenza dei prezzi dei generi alimentari degli alimenti nei mercati di Londra, di New York e di Chicago. Questi rincari sono in larga parte il risultato degli scambi speculativi da grandi interessi dell’agrobusiness finanziario e aziendale. Sono il risultato di un’autentica manipolazione (non di scarsità),servite ad impoverire la gente in tutto il mondo. L’impennata dei prezzi degli alimenti costituisce una nuova fase del processo dell’impoverimento globale. “I media hanno casualmente fuorviato l’opinione pubblica sulle cause di questi aumenti dei prezzi, concentrandosi quasi esclusivamente sugli aumenti dei costi di produzione, il clima ed altri fattori comportano la riduzione delle forniture e che potrebbero contribuire a far crescere il prezzo degli alimenti. Sebbene questi fattori possono entrare in gioco, sono di scarsa rilevanza nello spiegare l’aumento impressionante e drammatico dei prezzi dei beni. Essi sono in gran parte il risultato di manipolazioni del mercato. Sono in gran parte attribuibili alle operazioni speculative sui mercati delle merci. I prezzi del grano sono stati potenziati artificialmente da speculazioni su grande scala nei mercati di Chicago e di New York. … La speculazione sul grano, il riso o il mais, può avvenire senza nessuno scambio reale di merci. Le istituzioni che speculano nel mercato del grano non sono necessariamente coinvolte nella vendita o nella consegna del grano. Le operazioni possono usare i fondi indicizzati sulle materie prime che sono le scommesse sul movimento generale verso l’alto o verso il basso dei prezzi delle merci.Una “put option” è una scommessa che il prezzo scenderà, una “call option” è una scommessa che il prezzo salirà. Con manipolazioni concordate, gli investitori istituzionali e le istituzioni finanziarie possono far salire il prezzo e quindi scommettere su un movimento al rialzo di una particolare materia. La speculazione genera la volatilità del mercato. A sua volta, l’’instabilità risultante incoraggia ulteriori attività speculative. I profitti sono realizzati quando il prezzo sale. Viceversa, se lo speculatore gioca al ribasso,guadagnerà quando il prezzo crolla. Questo recente rialzo speculativo nei prezzi degli alimenti ha causato una carestia su scala mondiale senza precedenti” (Michel Chossudovsky, lobal Research, 2 maggio 2008http://www.globalresearch.ca/index.php?context=va&aid=8877) Dal 2006 al 2008, c’è stato un notevole rialzo dei prezzi di tutti i importanti prodotti alimentari, incluso riso, grano e mais. Il prezzo del riso è triplicato in cinque anni, passando dai circa 600 $ la tonnellata del 2003 a più di 1800 $ la tonnellata a maggio 2008. (Michel Chossudovsky, http://www.globalresearch.ca/index.php?context=va&aid=9191 , per ulteriori dettagli, si veda Michel Chossudovsky, Michel Chossudovsky, capitolo 7, la povertà globale e la crisi economica http://globalresearch.ca/index.php?context=va&aid=20425http://globalresearch.ca/index.php?context=va&aid=20425 ) La recente impennata del prezzo del grano è caratterizzata da un aumento del 32 per cento dell’ indice composito dei prezzi degli alimenti della FAO registrato nella seconda metà del 2010. “L’aumento dei prezzi di zucchero, grano e dei semi oleosi hanno guidato i prezzi alimentari a livello mondiale a un record nel mese di dicembre, superando i livelli del 2008, quando il costo del cibo ha scatenato rivolte in tutto il Mondoe lanciato avvertimenti sui prezzi entrati in “zona pericolosa”. Un indice mensile stilato dalle Nazioni Unite a dicembre superava il picco mensile precedente – del giugno 2008 – per raggiungere il livello più elevato dal 1990. Pubblicato dalla FAO,l’Organizzazione per l’alimentazione e l’agricoltura con sede a Roma,l’indice riporta i prezzi di un paniere di cereali, semi oleosi, latticini, carne e zucchero, aumentato per sei mesi consecutivi“; (The Guardian, 5 gennaio 2011) Amara ironia: in un contesto di aumento dei prezzi, il FMI suggerisce l’abolizione delle sovvenzioni allo scopo di raggiungere l’obiettivo dell’ austerità fiscale. Manipolazione dei dati su povertà e disoccupazione Prevale un’atmosfera di disperazione sociale, le vite delle persone sono distrutte. Mentre il movimento di protesta in Tunisia è visibilmente il risultato diretto di un impoverimento di massa, la banca mondiale sostiene che i livelli di povertà sono stati ridotti a causa delle riforme di libero mercato adottate dal governo di Ben Ali. Secondo il rapporto nazionale della Banca Mondiale, il governo tunisino (con il supporto delle istituzioni di Bretton Woods) è stato determinante nel ridurre i livelli di povertà al 7 per cento ( sostanzialmente inferiore a quello registrato negli Stati Uniti e nell’UE): La Tunisia ha compiuto notevoli progressi sulla crescita equa, nella lotta contro lapovertà e nel raggiungimento di buoni indicatori sociali. Ha sostenuto un tasso di crescita medio del 5 per cento in questi ultimi 20 anni, con un costante aumento del reddito pro capite e un corrispondente aumento del benessere della popolazione che registra un livello di povertà del 7%, fra i più bassi nella regione. Il costante aumento del reddito pro capite è stato il motore principale per la riduzione della povertà. … Le strade nelle aree rurali sono state particolarmente importanti nell’aiutare i più poveri di queste zone a collegarsi ai mercati ed ai servizi urbani. I programmi sulle abitazioni hanno migliorato il livello di vita dei poveri ed hanno reso disponibile il reddito risparmiato per la spesa in alimenti e articoli non-alimentari, con conseguenti effetti positivi di riduzione della povertà. I sussidi alimentari, destinati ai poveri, anche se non in maniera ottimale, hanno aiutato i poveri delle aree urbane. (World Bank Tunisia – Country Brief) Queste cifre sulla povertà, senza accennare ad alcuna “analisi” economica e sociale, sono totalmente delle invenzioni. Presentano il libero mercato come il motore per alleviare la povertà. Il quadro analitico della Banca Mondiale è usato per giustificare un processo di “repressione” economica applicato a livello mondiale in più di 150 pæsi in via di sviluppo. Con solo il 7 per cento della popolazione che vive nella povertà (come “stimato” dalla banca mondiale) e il 93 per cento della popolazione in grado di soddisfare i bisogni fondamentali come alimenti, casa, salute e istruzione, non ci sarebbe stata crisi sociale in Tunisia. La Banca Mondiale è attivamente coinvolta nella manipolazione dei dati distorcendo la condizione sociale della popolazione tunisina. . Il tasso ufficiale di disoccupazione è del 14 per cento, il livello reale di disoccupazione è molto più elevato. La disoccupazione giovanile è dell’ordine del 30 per cento. I servizi sociali, compresa la salute e l’istruzione sono collassati sotto il peso delle misure di austerità del FMI-Banca Mondiale. Più in generale, “la dura realtà economica e sociale alla base dell’intervento del FMI consiste nell’aumentodei prezzi,carestie a livello locale, licenziamenti massicci degli operai urbani e degli impiegati pubblici e la distruzione dei programmi sociali. Il potere di acquisto interno è crollato,gli ospedali e le scuole sono state chiuse, a centinaia di milioni di bambini è stato negato il diritto all’istruzione primaria.”; (Michel Chossudovsky, Global Famine, op cit.) Ciò che è necessario è quello di dirigere il movimento di protesta non solo contro il governo ma contro l’ambasciata statunitense, la delegazione dell’Unione europea, il FMI e la Banca Mondiale . [MC aggiunto il 22 gennaio 2010] di Michel Chossudovsky LINK:Tunisia and the IMF’s Diktats: How Macro-Economic Policy Triggers Worldwide Poverty and Unemployment TRADUZIONE:Cori In Tempesta