Il vicepresidente cinese Xi Jinping
con il premier turco Recep Erdogan
Nella fitta l'agenda di impegni del vicepresidente cinese, oltre alla firma di molti nuovi accordi che mirano soprattutto a rafforzare le relazioni commerciali e a moltiplicare gli investimenti, c'erano però anche alcuni importanti temi politici bilaterali. Il primo era la condizione degli uiguri, la minoranza turcofona e musulmana che vive nella regione dello Xinjiang (Turkestan orientale) e che due anni fa ha fatto rischiare un raffreddamento dei rapporti fra Ankara e Pechino a causa della dura repressione cinese. Il secondo tema caldo era invece la Siria, dopo il veto opposto da Russia e Cina in Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ad una risoluzione contro il regime di Bashar Assad, al quale Ankara ha imposto delle sanzioni.
Le divergenze su alcune importanti questioni di politica estera non ha però evidentemente guastato gli ottimi rapporti bilaterali: la visita di Xi in Turchia, seguita a quelle negli Usa e in Irlanda, già di per sé è un segno evidente dell'importanza che la leadership cinese attribuisce ad Ankara. Ma ancora di più lo dimostrano gli accordi di cooperazione siglati in vari campi, da quello finanziario a quello culturale a quello energetico. Secondo il quotidiano Sabah, Pechino sarebbe interessata alla costruzione di un impianto nucleare in Turchia dal valore di 20 miliardi di dollari. Il vice primo ministro, Ali Babacan, confermando che nel 2013 inizierà la costruzione del primo impianto da parte dei russi nella provincia di Marsin, ha detto che dall'andamento dei negoziati già in corso con giapponesi e coreani dipenderà “se il secondo o terzo impianto sarà commissionato ai cinesi”.
Protesta degli uiguri in Turchia contro la visita di Xi Jinping