(una breve analisi del vertice turco-greco di qualche settimana fa, per la rivista Il Mulino)
La politica "degli zero problemi" che ha reso famoso il ministro Ahmet Davutoğlu continua a orientare la politica estera della Turchia, nonostante la crisi siriana, le tensioni nei rapporti con Iraq e Iran e la normalizzazione fallita con l'Armenia. Ne è prova macroscopica la seconda riunione - dopo la prima del 2010 - dell'Alto consiglio di cooperazione strategica con la Grecia, tenutasi lunedì 4 marzo a Istanbul. Il premier Antonis Samaras, accompagnato da 10 ministri e 100 imprenditori, ha incontrato in rapida successione il presidente Abdullah Gül e Recep Tayyip Erdoğan, ha partecipato poi a quello che è stato sostanzialmente un consiglio dei ministri congiunto e a un business forum greco-turco e si è recato infine in visita di cortesia dal Patriarca ecumenico Bartolomeo al Fener.
Quello tra i due storici ex nemici è stato un incontro cordiale e costruttivo, che ha portato alla firma di 25 nuovi accordi bilaterali di cooperazione - in aggiunta ai 22 di 3 anni fa - nei più disparati settori: formazione, scambi giovanili, agricoltura, sanità, immigrazione, giustizia, terrorismo, imprenditorialità, cultura, turismo, sport (affrontando persino il tema "Olimpiadi", nel caso in cui la città sul Bosforo si aggiudichi quelle del 2020). A rendere più salda e produttiva l'intesa, sono soprattutto i rapporti economici
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