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Sembra fare nuovi passi avanti il processo di pace tra la Turchia e il Pkk. Mercoledì il vicepremier, Bulent Arinc, ha annunciato che è pronta la commissione che avrà il compito di promuovere il processo di pace presso l'opinione pubblica. La commissione, composta da 63 persone fra le quali figurano note e apprezzate personalità del mondo industriale, dell'associazionismo, della cultura e dello spettacolo è stata divisa in gruppi di lavoro che saranno impegnati nelle prossime settimane a presentare in tutta la Turchia il progetto di pace. Sempre l'altro ieri, il leader storico del Pkk, Abdullah Ocalan, ha assicurato che i suoi uomini si ritireranno della Turchia disarmati, "dopo aver seppellito le loro armi". Lo hanno riferito i media turchi riportando il contenuto di una conversazione che Ocalan avrebbe avuto con il capo dell'intelligence di Ankara, Hakan Fidan, venerdi' scorso. Queste notizie sembrerebbero smentire le voci di una "crisi" in cui si troverebbe il processo di pace a causa della mancata intesa sulle modalita' del ritiro dei guerriglieri. Per la dirigenza del Pkk, ma anche per il Bdp, il partito curdo che siede nel parlamento turco, serve un provvedimento parlamentare, mentre il governo ritiene che ciò non sia necessario. Ocalan si dice comunque ottimista sull'esito del processo di pace. In un messaggio rivolto alle migliaia di sostenitori in occasione del suo compleanno che si è festeggiato ieri, Ocalan ha scritto: "Le probabilità di una pace onorevole sono cresciute davvero molto", aggiungendo che la pace porterà ad una "rinascita di un popolo", quello curdo, che rappresenta circa un quinto della popolazione della Turchia. Dopo lo storico messaggio del 21 marzo, in occasione del Newroz, il capodanno curdo, in cui Ocalan ha chiesto ai guerriglieri del Pkk di deporre le armi e ritirarsi oltre frontiera in attesa della fine definitiva del conflitto che in trent'anni ha provocato 40mila morti, il leader storico del Pkk ha fatto appello al suo popolo, povero o ricco, giovane o vecchio, uomini e donne, di partecipare al processo di pace: "Io spero che non ci sarà una sola goccia di sangue nell'evolversi del processo di pace" ha scritto tra l'altro. Da segnalare che per la prima volta la polizia turca non è intervenuta contro i sostenitori del leader curdo che si sono radunati a Omerli, suo paese natale nel sud-est del Paese, scandendo slogan in cui hanno chiesto "libertà per Ocalan".
Il governo turco sta intanto elaborando gli scenari per giungere alla pace con il Pkk. Nei giorni seguenti l'annuncio del cessate il fuoco da parte di Ocalan, il quotidiano Hurriyet citava una fonte autorevole del governo secondo cui la prima fase del piano prevederebbe il ritiro dei guerriglieri curdi dal territorio turco verso le basi in nord Iraq, che il governo vorrebbe completare entro il prossimo autunno. In parallelo al ritiro verrebbe istituita una commissione parlamentare ad hoc. Per il momento sembrerebbero esclusi provvedimenti mirati per favorire il ritiro del militanti curdi, mentre si pensa a iniziative per facilitare in futuro il reintegro nelle società turca dei guerriglieri che deporranno le armi. Per quelli che non hanno commesso reati problemi non ce ne saranno. Per quelli soggetti a procedimenti penali, ma che non hanno avuto posizioni di comando nell'organizzazione militare, si starebbe pensando ad una modifica delle leggi. Complicata invece la posizione dei comandanti della guerriglia: Erdogan ha parlato più volte della possibilità dell'esilio in "Paesi terzi"che potrebbero concedere loro uno status speciale. Ci saranno poi da ricollocare le 70mila "guardie di villaggio", di etnia curda, impiegate in questi anni come milizia contro il Pkk. Il governo sta lavorando anche sulla questione dei diritti umani per armonizzare la normativa turca alla Convenzione europea. Nella seconda metà dell'anno il governo potrebbe anche sospendere il provvedimento con cui a suo tempo il parlamento lo autorizzava ad ordinare le operazioni fuori confine delle forze armate in nord Iraq. Un altro passo molto importante in questa fase sarebbe quello di abolire la legge antiterrorismo, che ha portato in carcere migliaia di simpatizzanti del Pkk, e di modificare radicalmente il codice penale.
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