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Turchia, una protesta non fa primavera

Creato il 06 giugno 2013 da Andcontr @andcontr

#occupygezi, questo l’hastag ufficiale della protesta che in questi giorni sta sconvolgendo la Turchia. Centinaia le fotografie che ritraggono manifestanti colpiti dalle forze dell’ordine e spari di lacrimogeno ad altezza d’uomo. La violenza è ormai scoppiata ma analizziamo la nascita e la storia di questa protesta.

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Il tutto nasce circa due anni fa quando il governo rende noti i piani di costruzione nel parco Gezi. 600 alberi da difendere, così nasce la protesta di matrice ambientalista in quel di Istanbul. Niente politica, nessuna critica al governo. Il panorama però viene peggiorato quando quasi una settimana fa al Gezi Park arrivano le ruspe. Decine di attivisti scendono in strada e inizia il sit-in per cercare di fermare il disastro. E qui inizia il caos. La polizia utilizza sin da subito metodi tutt’altro che garantisti, anzi, spara lacrimogeni e gas al peperoncino sugli incolpevoli manifestanti. Scoppia la rivolta. Centinaia di persone si riversano nella piazza e iniziano i primi scontri, un escalation che ad oggi non si è ancora conclusa. Arrivano le prime foto, nasce il blog #occupygezi che le raccoglie e dal quale noi occidentali ci rendiamo conto delle centinaia di violazioni di diritti umani che prontamente Amnesty International denuncia. Il governo? Solo tra oggi e ieri ha autorizzato un colloquio con gli ambientalisti.

La natura della protesta quindi nasce come ambientalismo ma sfocia poi in un più ampio attacco al governo di Erdogan. Si parla però sempre di protesta, mai di rivolta, perchè la situazione turca è lontana anni luce dalla situazione che precedeva le primavere arabe. In realtà, come sottolinea molto bene   nell’intervista rilasciata a RaiNews24, occupygezi è da vedersi come un occupyWallStreet in salsa turca, o uno dei movimenti degli indignados spagnoli aggiungendoci una deriva violenta stile Grecia. Quindi niente rivolta ma bensì protesta organizzata, contrastata fortemente dalle milizie governative, così come era stato nei movimenti sopracitati.

Sicuramente un movimento da tenere sott’occhio, cosa che sta facendo più che brillamente Dailystom, con post in continuo aggiornamento. Una cosa in particolare colpisce. “Bella Ciao”, una canzone di partigiani che hanno costruito un Paese dalle macerie di quella che era stata la dittatura fascista, cantata in turco in piazza. Ecco, forse quando pensiamo al nostro paese, pensiamolo come un esempio verso gli altri e di come la nostra storia sia di ispirazione verso coloro che ricercano la democrazia.


Tagged: #occupygezi, ACAB, Istanbul, polizia, primavere, Turchia

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