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Turismo come fonte di reddito primaria

Creato il 14 maggio 2012 da Laperonza

 

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L’Italia può vantare un patrimonio artistico, architettonico, storico e archeologico unico al mondo. Nessun paese possiede una concentrazione di opere d’arte e testimonianze storiche e culturali tanto vasta e tanto concentrata. Ogni città italiana possiede un piccolo grande tesoro, sia esso costituito da chiese, palazzi, musei o quant’altro. Uniamo a questo un territorio di una bellezza indiscutibile dove si possono trovare mare, collina e montagna molto spesso a distanze estremamente brevi. Ciò costituisce una ricchezza inestimabile che potrebbe rappresentare la fonte primaria di reddito per gli Italiani. Non si capisce, quindi, perché non viene sfruttata.

 

Un ministro tempo fa disse che con la cultura non si mangia. Con queste parole egli non solo dimostrò la sua immensa stupidità ma anche che, essendo egli un rappresentante del popolo, questo concetto è ben radicato negli Italiani. E il concetto è assolutamente sbagliato. Coniugando la cultura con il territorio e formulando un’offerta turistica complessiva che unisca il patrimonio culturale a quello paesaggistico saremmo il paese più concorrenziale al mondo in fatto di turismo. E col turismo si mangia, eccome.

 

Prendiamo ad esempio la Spagna che possiede doti paesaggistiche notevoli ma limitatamente ad alcune zone e beni culturali in misura infinitamente inferiore alla nostra. Eppure la Spagna ha investito e investe nel turismo e ne ha fatto una delle fonti di reddito principali. E la Spagna non ha Roma, Firenze, Venezia, non ha Pompei, la Valle dei Templi. In Italia, tolte le dovute eccezioni come la Romagna e la Versilia, non esiste un pacchetto turistico competitivo. E anche in questi casi l’offerta si limita allo sfruttamento del paesaggio senza coniugarlo alla cultura.

 

Prendiamo ora le Marche, la mia regione che ben conosco ma che può rappresentare la gran parte delle regioni peninsulari: qui abbiamo una costa stupenda e variegata che può offrire turismo marittimo di livello. Nell’immediato entroterra ci sono città d’arte e borghi interessantissimi. A circa un’ora dalla costa abbiamo monti meravigliosi e, nel caso dei Sibillini, assimilabili ai paesaggi alpini. Eppure nelle Marche non esiste un’offerta turistica competitiva. Scarseggiano le strutture, i servizi sono quasi nulli, la gestione dei beni culturali è affidata quasi interamente al volontariato che, spesso, deve combattere contro la burocrazia anziché ricevere sostegno e collaborazione dal pubblico.

 

Ci si lamenta della crisi, la produzione industriale ha enormi difficoltà. Abbiamo l’alternativa, che può essere una delle tante ma sicuramente è un’alternativa importantissima. Perché non investire nel turismo? Perché non puntare al recupero del patrimonio culturale, alla creazione di infrastrutture rispettose dell’ambiente e del territorio, alla realizzazione di sinergie tra pubblico e privato per fornire un’offerta turistica competitiva? Perché ancora combattiamo coi cinesi che ci fanno concorrenza? I cinesi possono essere nostri clienti come turisti. Loro potranno copiare le nostre scarpe, ma i nostri monti, le nostre opere d’arte, i nostri borghi no.

 

 

Luca Craia

 


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