Magazine Cultura
Chilometri di sabbia dorata e finissima accolgono i passi del viaggiatore come se il mondo non dovesse finire mai.
Onde, amate da temerari surfisti anche in inverno, che il maestrale generoso spinge con foga inumana , spazzano la rena, ammucchiando sul limitare roccioso, piccoli ceppi sbiancati dal sole e dal sale. Qua e là ricordi di vacanze, bottiglie di plastica, variegati oggetti, segni dell'innaturale mano umana, lenti a consumarsi come il dolore.
E come in una rituale preghiera, tutti i pomeriggi capita di dover ricordare ai bagnanti di portarsi via la spazzatura. Ieri pomeriggio a Piscinas, ieri l'altro a Costa Verde. In questa porzione di terra di Sardegna si trovano pochi stabilimenti balneari, il parcheggio, scomodo d'accordo, ma quasi ovunque libero fatti salvi pochissimi punti. La spiaggia libera, incondizionatamente aperta a tutti, da buona padrona di casa accoglie senza distinzioni, sperando segretamente che chi arriva abbia gli occhi e il cuore per apprezzare con stupore una natura che comincia ora a riprendersi da un incendio che durò oltre tre giorni, una trentina d'anni fa. Quando in questi luoghi dimenticati perfino dalle cartine geografiche, ci venivano solo i tedeschi (che se sapevano più di noi) e pochi hippie in cerca di solitudine e privacy. Camminare per ore nelle dune di sabbia verso l'interno, incontrare i ruderi minerari di Naracauli e Ingurtosu, addentrarsi nei boschi dove il cervo sardo dopo secoli di vita raminga e clandestina ha ripreso il suo incontrastato dominio, accompagnato dai piccoli animali della macchia mediterranea.
Chi frequenta questi luoghi ne ama le scomodità, ama l'assenza dei market, di un bar che devi saper trovare, sa di doversi attrezzare perchè la natura vera non è né comoda né facile. Sa anche di fare un'esperienza unica nel suo genere. In mezzo a tutto questo l'idea che nulla ci appartenga e che nulla è per sempre si percepisce forte, si capisce di quanto siamo umanamente piccoli, insignificanti e perfino quella lattina, quei bicchieri di plastica, le bottiglie, lasciati a perenne sfregio di questi luoghi, dureranno infiniti e più anni. Una famiglia con accento romano, e figli al seguito, ieri si divertiva a scalare un tronco tenacemente piantato in spiaggia, al rientro in città, racconterà di aver visto la selvaggia spiaggia di Piscinas dimenticando di dire di averci lasciato l'evidente traccia della stupidità e dello schifo umano. Abbiamo pietosamente raccolto quei rifiuti, lo stiamo facendo tutti giorni anche per la spazzatura lasciata dai nostri corregionali: l'idiozia umana non ha distinzione di provenienza. Passate parola e in qualsiasi posto vi trovate, ricordate ai viandanti di portarsi dietro la spazzatura. Apostrofate questa gente senza paura, perchè è la paura che ci rende complici, fatelo davanti ai vostri figli, diffondete l'invito perentorio, date l'esempio, quando vi capita di trovarvi di fronte alla flagranza del reato, perchè è un reato.
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