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Tutti a sQuola di realismo da Altiero Spinelli: 14 FEBBRAIO 1984: trent'anni fa, un italiano, in Europa. E oggi? Sveglia!!!

Creato il 14 febbraio 2014 da Nicola_pedrazzi @Nicola_Pedrazzi

Tutti a sQuola di realismo da Altiero Spinelli: 14 FEBBRAIO 1984: trent'anni fa, un italiano, in Europa. E oggi? Sveglia!!!

Altiero Spinelli

   Cari coetanei,questo simpatico signore non è Babbo Natale. È Altiero Spinelli, uno dei più grandi italiani del Novecento. Questa mattina la Camera dei Deputati ha celebrato il trentennale del suo Progetto di Costituzione europea, nato in seno al primo parlamento sovranazionale eletto nella Storia dell'umanità. Il Parlamento europeo è, ancora oggi, l'unico luogo che può accogliere un lotta politica veramente europea: ben vengano le elezioni di Maggio, ben venga anche un parlamento di "euroscettici", ben venga la democrazia europea. Un buon euroscettico è il migliore europeista, perché l'Europa di oggi non funziona, e per cambiarla bisogna andarci. La rivista «il Mulino» ha pubblicato un mio piccolo contributo sull'argomento, non vi impezzo oltre...
   Volevo qui riportarvi alcuni brani, usciti dalla penna di quest'uomo politico.
   Il 28 maggio 1932, dal carcere di Viterbo, il giovane Altiero spiegava in questi termini alla madre la sua scelta antifascista, i motivi per cui non avrebbe abiurato, preferendo la prigione alla richiesta di grazia.
   In ogni tempo, ogni generazione si divide, per così dire, in due parti, l'una delle quali vive e si svolge tranquilla e silenziosa, più felice certo che l'altra perché meno tormentata; essa dà la continuità al passato, fa valere la forza tacita di questo, è l'humus della storia, che se mancasse, nulla più fiorirebbe. L'altra parte, minore in numero, esce invece da questa calma corrente, getta avanti a sè, e inerrante di sè la propria vita, e porta dolore a sè e ai suoi più cari, ed è inquieta, nè gli avvenimenti le danno requie, nè la trova in se stessa che con fatica e lavoro continuo, e sempre perdendola di nuovo. E poiché quasi sempre è unilaterale nelle sue concezioni, il suo lavoro spessissimo si conclude sì a vantaggio dello svolgimento della storia, ma essa non ne coglie i frutti, essa brucia nella sua passione.
   Caro Di Battista, mentre quel ventenne scriveva alla mamma, non sapeva che la lettera sarebbe stata letta da altri, perciò questa lettera è eroica: nessuno streaming, nessun FB, solo un ragazzo che vive mentre nessuno lo sta guardando. A tutti i giovani pe(n)tastelati, che certamente si sentono di appartenere al secondo gruppo descritto dal giovane Altiero, propongo questo secondo brano. Nel 1941, mentre l'Europa veniva unificata dai carroarmati di Hitler, Spinelli scriveva, dall'esilio politico di Ventotene - un'isoletta di fronte a Gaeta dove approda dopo 10 anni di carcere: dai 21 ai 28 anni, un lasso di tempo abbastanza lungo per abbandonare il comunismo adolescenziale che gli era costato la liibertà e nutrirsi di buone letture - un Manifesto per un'Europa libera unita:
   La linea di divisione fra partiti progressisti e partiti reazionari cade perciò ormai non lungo la linea formale della maggiore o minore democrazia, del maggiore o minore socialismo da istituire, ma lungo la sostanziale nuovissima linea che separa quelli che concepiscono come fine essenziale della lotta quello antico, cioè la conquista del potere politico nazionale - e che faranno, sia pure involontariamente, il gioco delle forze reazionarie lasciando solidificare la lava incandescente delle passioni popolari nel vecchio stampo, e risorgere le vecchie assurdità - e quelli che vedranno come compito centrale la creazione di un solido stato internazionale, che indirizzeranno verso questo scopo le forze popolari e, anche conquistato il potere nazionale, lo adopreranno in primissima linea come strumento per realizzare l'unità internazionale.
   Cari 5 Stelle, molto prima di voi, nel 1943, e senza l'aiuto di alcun comico nato nel 1870, Spinelli aveva fondato proprio un Movimento, il Movimento Federalista Europeo. Spinelli diceva: «Il nostro Movimento non è e non vuol essere un partito politico...». Ma aggiungeva anche: «Esso vuole operare sui vari partiti politici e nell'interno di essi». Spinelli diceva: «un vero movimento rivoluzionario dovrà sorgere da coloro che han saputo criticare le vecchie impostazioni politiche». Ma aggiungeva anche: «dovrà saper collaborare con le forze democratiche, con quelle comuniste, e in genere con quanti cooperino alla disgregazione del totalitarismo; ma senza lasciarsi irretire dalla prassi politica di nessuna di esse». Caro Di Battista, ti svelo un segreto che Casaleggio non ti dirà mai: con profonda coerenza (la quale l'ha sempre guidato, sebbene egli non abbia mai agito in suo nome nè l'abbia mai rivendicata di fronte alle telecamere), Spinelli ha cobattuto tutta la vita per un'Europa politica. Dapprima nel governo italiano, facendo pressione su De Gasperi, poi a capo del Movimento Federalista Europeo, poi come insegnante alla Johns Hopkins University di Bologna, poi come Commissario europeo all'industria, poi come parlamentare nazionale, poi come parlamentare europeo. Altroché ungersi! Direi che la partitella della vita pubblica l'ha giocata tutta: con realismo politico (ovvero con tutti i mezzi disponibili: da tutte le posizioni) e al contempo con estrema coerenza: la coerenza limitata a ciò che conta: ovvero il fine. Questo è un politico. E io credo sia anche un eroe (ma lui lo negherebbe, giustamente). A chi, tra i federalisti, lo accusava di essersi venduto all'Europa dei mercati e di lavorare con la Commissione dei burocrati, Spinelli rispondeva:
   Oggi la mia previsione e la mia azione (e tutti i federalisti in Europa, salvo un manipolo di malati di estremismo ideologizzante, sono d'accordo con me) non è di lavorare nel campo nemico per distruggerlo dall'interno ma di lavorare nel campo nostro per tentare di costruirvi. Perché la Comunità è campo nostro, anche se non è nata come l'avremmo voluta.
   Una domanda-invito: potrebbero, per cortesia, i giovani movimentisti di oggi, studiare i movimenti di ieri (così come questi studiavano a fondo i movimenti dell'altro-ieri) e magari porsi il problema di utilizzare l'Europa nella propria narrazione rivoluzionaria, o quantomeno come nuovo campo di battaglia, invece di indentificarla unicamente con i suoi difetti, confondendo la parte con il tutto, il presente con il futuro, il mezzo con il fine, e additando così il nemico laddove risiede la soluzione? Grazie, buon trentennale a tutti. #Europa #Costituzione #Futuro #DiBattista(i)acasa



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