La mia è una scuola virtuosa. Noi siamo docenti virtuosi se, al di là dello striminzito stipendio? giusto stipendio? accontentiamoci di quello che passa il convento? insomma sia come sia, lavoriamo e tanto. Faccio un esempio: appena è iniziata la buriana Expo è partito il concorso per le scuole ” Expo per la scuola ” – è stato chiamato al culmine della creatività linguistica. Noi che abbiamo fatto? Ci siamo iscritti e abbiamo convogliato tutte le nostre energie e quelle dei nostri alunni alla bisogna. In fondo l’Expo sull’alimentazione da noi ha sfondato una porta aperta: sono anni che le Matematica vanno predicando di piramidi alimentari, di educazione alimentare, di educazione ambientale e via mangiucchiando. Inviati i lavori – vi risparmio il racconto delle cose e dei fatti relativi all’invio degli elaborati – non ne abbiamo saputo più nulla, quando un paio di settimane fa Italiano mi dice: Abbiamo vinto tremila e cinquecento euro per la partecipazione all’Expo! Se solo avessi avuto lungimiranza e una sfera di cristallo dove leggere il futuro gli avrei risposto: Embe’? con la convinta sufficienza che in occasioni simili ci vuole. Invece che ho fatto? Gli ho fatto un balletto di esultanza e come il cane di Pavlov, sbavante e scodinzolante, gli ho chiesto: Che cosa dobbiamo fare per averli? Eh, proprio così. Ho messo in atto la ” gioiosa macchina da guerra ” di occhettiana memoria. In capo ad un paio di giorni ho telefonato a tutti gli uffici dell’Ufficio Scolastico Regionale, disabitato – in apparenza – peggio di una landa alaskana – negli uffici scolastici hanno due modalità di approccio, la prima ” c’ho da fare e non rispondo al telefono “, la seconda ” sono in pausa caffè, che vuoi dalla vita mia ” e non rispondono mai se non quando, per errore, disturbati da una imbecille che si posiziona in modalità ” mo’ sto qui a chiamarti all’infinito e dovrai rispondermi prima o poi! ” rispondono e pure scocciati. Gli euro erano sì a nostra disposizione ma, indovinate un po’ a cosa dovevano servire? Ad andare all’Expo con gli alunni e i connessi – l’iniziativa si chiama al colmo dell’inventiva ” Tutti ad Expo “! Insomma per farvela breve in due settimane ho organizzato la partenza per Milano – stasera partiamo in treno, domani visitiamo l’Expo e in serata ripartiamo per casa… lo so siamo folli! Cosa mi è rimasta di questa esperienza non ancora conclusa? In due settimane ho conosciuto telefonicamente il signor Trenitalia. Ho dato vita ad una liaison con lo stesso, fatta di conversazioni mattutine e pomeridiane – oggi, il primo giorno senza la sua voce, mi pare pure strano! Il signor Trenitalia ha difficoltà con le addizioni – sto pensando ad uno stage di recupero e sostegno in matematica, tanto qual è la differenza tra un ragazzino di 12 anni e un impiegato dell’ufficio gruppi di Trenitalia? poiché ho stentato moltissimo a fargli capire quanti ragazzi sarebbero partiti e quanti i docenti. Come se non bastasse, di tanto in tanto, mi sono arrivati ragazzi in lacrime che hanno rinunciato al viaggio – ecco il vero motivo delle mille telefonate a Trenitalia! Inoltre ho perfezionato le mie competenze specifiche come collaboratrice scolastica – so fare certe fotocopie che manco il miglior copista di tutta la Puglia! come applicata di segreteria so gestire il protocollo, scrivo a destra e a manca, ho contatti con le agenzie di viaggi, parlo con i genitori in ansia, do da mangiare agli affamati, do da bere agli assetati, vesto gli ignudi, alloggio i pellegrini. La buona scuola? Oui, c’est moi, con la buona pace della ministra Giannini.