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Tutti i colori della rabbia

Creato il 28 febbraio 2013 da Ilsegnocheresta By Loretta Dalola

5389433-coverQuesta puntata del programma Le storie- Diario italiano si apre con la citazione del libro, L’Ira del filosofo Remo Bodei che scrive, che l’ira, è un sentimento che nasce dall’offesa dell’amor prorpio, di chi si sente tradito, ingannato, manipolato, disprezzato, umiliato, trascurato, privato del rispetto dovuto e trattato in modo inadeguato. Questa rapida declinazione del moto dell’anima motivato facente parte di una quantità di sentimenti tutti collegati da qualcosa che ci è stata sottratta, non è casuale. Non sfugge il riferimento alle giornate che stiamo vivendo a seguito del risultato elettorale. Circostanza condivisa e commentata dalla giornalista Concita De Gregorio, ospite in studio e autrice del libro “Io vi maledico”. 

“Proprio quello che dice Bodei nel suo magnifico libretto sull’ira, è un sentimento diffusissimo di ingiustizia subita, di sopruso che però non è di ieri, come neanche è più sotto traccia, ormai da mesi si vedeva. Per questo ho indagato il tema dlel’ira, partendo da alcuni filosofi, perché vedevo intorno a me i germi di una rabbia come sentimento dominante della nostra vita quetidiana”.

La rabbia in genere è un’espressione furente, violenta, cieca.  Eppure la nostra classe dirigente  non ha riconosciuto i sintomi. ” Accuso di miopia e cecità una classe dirigente che oggi si stupisce dei risultati perché non ha messo l’orecchio a terra e non ha tenuto il contatto con la realtà anzi, ha tenuto la realtà fuori dalla porta, come se fosse un nemico”.

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Politici, giornalisti e analisti sono totalmente sotto shock quando parlano delle elezioni. Innanzitutto, nessuno si aspettava che il Movimento 5 Stelle ottenesse il maggior numero di voti alla Camera dei Deputati, superato dai partiti tradizionali solo perché questi concorrevano riuniti  in coalizioni, mentre Beppe Grillo correva da solo.  E poi la politica di sinistra da tempo non è più a contatto con quello che accade. Non da le risposte alle domande che si disperdono o si incanalano altrove. Raccogliere e sentire come batte il terreno è il primo compito della politica in genere ma soprattutto lo si pretende  dai rappresentanti storici di una sinistra che dovrebbe difendere i diritti del popolo per poi intervenire. Possiamo comunque allargare il concetto a tutta la classe dirigente che non ha voluto vedere quello che stava succedendo, negando l’evidenza. Sottodimensionando e sottovalutando il fenomeno nonostante quello che si stava muovendo lentamente e inesorabilmente dal basso.

Grillo è stato giudicato come un novello Bossi, un altro fenomeno folcloristico. Un comico che si è messo a fare il politico e che anima le piazze mandando la gente  a quel paese. Confinato in questa interpretazione. Un po’ come  l’esordio della Lega quando si trattavano i leghisti calati dal Nord come se fossero marziani, scesi da un’astronave. Visti con un certo snobismo. Individui rozzi che non sapevano parlare l’italiano e che poi hanno governato l’Italia per vent’anni. “Eppure era un chiaro segnale del bisogno di tornare in strada e sentirsi uniti nel fuorifase del paese”!

Uno scenario non compreso allora e replicato oggi.  Il M5S ha catturato il “voto di rabbia ”, come dice la giornalista di Repubblica Concita De Gregorio. Il risultato indica chiaramente che la rabbia è immensa, come deve essere immensa in Spagna, Portogallo, Grecia e in altri Paesi europei sottoposti ad un regime di austerità che sta distruggendo il tessuto economico e sociale.

La differenza tra Grillo e gli indignados di altri Paesi è che, innanzitutto, questo comico di 64 anni ha creato un movimento utilizzando lo strumento politico formidabile e ancora poco sfruttato che è internet. In secondo luogo, si è giocato questo movimento alle urne, rigettando l´etichetta di antipolitico. Il tema della rabbia,  che ha molti colori,  che è un sentimento costitutivo dell’indole umana, un fluido del nostro corpo che si trasforma sempre in qualcosa, in forza, in risentimento. La rabbia  ha tanti colori, collegati a tante origini. Una tra tutte è il lavoro – “la sua mancanza è la più grande ingiustizia sociale.  Non c’è libertà politica senza libertà materiale. Operai sui tetti, cassa integrati, grandi manifestazioni secnografiche mediatiche, suicidi, hanno denunciato anche una crisi del sindacato, una crisi della rappresentanza ed ecco che dal mondo del lavoro è emersa subito la rabbia”.

Un vortice di frustrazione che porta alla reazione. L´irruzione di Grillo è servita a far avanzare l’Italia verso l´ingovernabilità, giacché il centrosinistra guidato dal Partito Democratico ha ottenuto la mag

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gioranza alla Camera, mentre Berlusconi avrà la maggioranza al Senato. Poiché i due rami del Parlamento hanno gli stessi poteri, è difficile governare in queste condizioni. Forse è possibile che Grillo, che ha passato tutta la campagna elettorale gridando “Politici, arrendetevi, siete circondati dal popolo italiano” si allei con qualcuno?  L’unico partito che ha detto, malamente che puntava al lavoro è stato il Pd di Bersani che però non è riuscito a far passare il suo messaggio. Non c’è stato il rinnovamente nè un catalizzatore che incarnasse la rinascita e al quale affidare le persone.  È stato più facile far passare una promessa fondata sul nulla, quella del rimborso dell’Imu, che far passare la seria, ma fiacca tematica del lavoro. “Il tema delle tasse è un argomento vincente, sul quale si vincono o si perdono le campagne elettorali da che mondo è mondo. Però bisognava essere capaci di spiegare agli italiani che è meglio avere un reddito per un figlio che avere 50€ in busta paga perché “i pochi maledetti  e subito” è uno slogan che non da speranza di futuro ai giovani i quali infatti non vogliono 50€ in tasca, ma voglino un futuro per sè medesimi”.

In entrambe le promesse c’è uno linea comune, una sorta di superficialità, sotto la lettera c’è il nulla ma passa, sotto l’altra non c’è credibilità perché ci sono sempre i soliti protagonisti che hanno già governato e fallito. Quello che prometteva il rimborso dell’Imu è lo stesso che è partito con meno tasse per tutti e non è riuscito a mantenere, gli altri non hanno portato avanti  una posizione decisa oppositiva.

C’è speranza?

Adesso la cosa difficile da valutare è se la rivoluzione avrà conseguenze o se, una volta mischiati ai tradizionali politici italiani, i grillini abbandoneranno la rabbia che ha portato loro tanti voti. “La rabbia si deve trasformare in forza e questo lo possono fare i giovani, da che mondo è mondo le rivoluzioni sono sempre state fatte dalle persone più giovani che in qualche modo hanno innescato un sentimento che ha cambiato le cose. Le minoranze hanno sempre fatto la storia, hanno dettato dei riferimenti alle maggioranze” .

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Il cammino è incerto come l’orizzonte, le ragioni di chi ha protestato sono valide e la rivoluzione del M5S vinta con il movimento democratico delle urne (senza barricate o violenza) è la rivoluzione che seppellisce la seconda Repubblica. La gente umiliata e offesa, risentita, farà rinascere il sentimento, mal riposto ultimamente, del senso patriottico di appartenenza, incamminandosi, uniti verso il domani…Quale? – To be continued!


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