Se posso darvi un consiglio, fossi in voi farei a meno di ficcare il naso nella vita degli amici dei vostri amici sui socialcosi come Facebook. Correte il rischio che qualcuno della cerchia più stretta dei vostri contatti vi deluda e, come accade a me ogni volta, vi troviate impantanati nella realtà, nel mondo, nel come è la gente, quella stessa che voi avete chiuso fuori dalla porta di casa vostra e che però, malgrado teniate gli occhi ben stretti e tratteniate il naso nei rari momenti in cui siete fuori, esiste, esprime opinioni, opera scelte e soprattutto vota, contribuendo attivamente quindi al destino di voi e dei vostri figli. D’altronde non tutti adottano gli stessi criteri di gestione dei rapporti sui social. Il mio approccio è unicamente di tipo tecnologico, nel senso che ho a disposizione una piattaforma di condivisione contenuti. I rapporti con le persone più vicine sono molto superficiali, perché altrimenti sarebbero ridondanti e ci si ritroverebbe di persona a parlare “della cosa che mi hai postato su Facebook”, per intenderci. Poi ci sono gli amici lontani, con i quali si ha la possibilità di tenersi aggiornati sulla propria vita anche se ci si vede poco. Poi c’è tutto il resto: persone che segui, rapporti casuali, ex compagni dell’asilo, lontani parenti che sono quasi i più estranei di tutti. Ma non è solo questo calderone che può riservare brutte sorprese. Magari il genitore di un compagno di classe dei vostri figli può frequentare uno di quelli che vanno alla sagra degli arrosticini per compiere un attentato ai danni dei carnivori, oppure qualche sprovveduto che non sa che la satira di certi siti – che evito come la peste, eh – sia satira, appunto, e vuole coinvolgerci nell’indignazione popolare. Grazie a una di queste frequentazioni di rimando, in questa dinamica distorta di gradi di separazione, ho scoperto persino un portale che raccoglie solo articoli inerenti malefatte compiute da stranieri in Italia. In generale, a parte la prima cerchia, per dirla alla Google+, per il resto uno dovrebbe tenersi alla larga da nazifascisti, pentastellari, vegani, complottisti e chiunque usi aforismi stampati su jpeg come arma di distruzione di massa. Un approccio utile non tanto a non partecipare a discussioni con una categoria umana distante dal buon senso quanto una colata di magma, ma a non lasciarsi incuriosire dalle boutade di terzi, una conseguenza del mettere in piazza la propria rete di relazioni che, a dirla tutta, non è per nulla vantaggioso. Perché poi vai a curiosare tra i friends altrui e trovi gente che segue portali di ultradestra, militanti delle brigate antika$sta, fan di Gigi D’Alessio o neocatecumenali. Uno dei pochi vantaggi che offre Internet è infatti l’esercitare la misantropia in tutta rilassatezza, costruirsi il proprio mondo alternativo in cui i presuntuosi possano darsele di santa ragione nei recinti insonorizzati che ben ci guardiamo dal frequentare, lasciare fuori ogni scocciatura, altrimenti abbiamo costruito – con le nostre mani – una copia di quanto più negativo ci sta intorno. Internet e i social media costituiscono la vera e propria “seconda possibilità” rispetto alla prima, quella in carne e ossa che incontriamo nel quotidiano. Cerchiamo, tutti insieme, di non commettere gli stessi errori e di non sprecarla.
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