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Tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze.

Creato il 24 ottobre 2011 da Ambrogio Ponzi @lucecolore

Tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze. 9 ottobre 2011 28ª DOMENICA del TEMPO ORDINARIO anno A Vangelo  Mt 22,1-14[Forma breve Mt 22,1-10 ] Tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze.
Dal vangelo secondo Matteo [ In quel tempo, Gesù, riprese a parlare con parabole ai capi dei sacerdoti e ai farisei e disse: «Il regno dei cieli è simile a un re, che fece una festa di nozze per suo figlio. Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non volevano venire. Mandò di nuovo altri servi con quest’ordine: Dite agli invitati: “Ecco, ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e gli animali ingrassati sono già uccisi e tutto è pronto; venite alle nozze!”. Ma quelli non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero. Allora il re si indignò: mandò le sue truppe, fece uccidere quegli assassini e diede alle fiamme la loro città.
Poi disse ai suoi servi: “La festa di nozze è pronta, ma gli invitati non erano degni; andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze”. Usciti per le strade, quei servi radunarono tutti quelli che trovarono, cattivi e buoni, e la sala delle nozze si riempì di commensali. ] Il re entrò per vedere i commensali e lì scorse un uomo che non indossava l’abito nuziale. Gli disse: “Amico, come mai sei entrato qui senza l’abito nuziale?”. Quello ammutolì. Allora il re ordinò ai servi: “Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”. Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti».  - Parola del Signore
  • Propongo di pregare con una decina del Rosario, in comunione con tutte le persone che in questo momento stanno pregando .
Maria è l’esempio insuperabile dell’ascolto, dello svuotamento di sé e del fare spazio. Preghiamo con il mistero dell’Annunciazione: la Parola che incontra Maria.
  • È importante per noi indugiare per cogliere la bellezza del modo con cui Dio, attraverso Gesù, parla degli eventi finali.
Stassera vorrei portare l’attenzione su alcuni punti: 1- il senso di questa parabola pronunciata da Gesù per indicare il dramma del cammino dell’umanità in rapporto al progetto di Dio; 2- i vari modi di reagire fino all’estremo in cui c’è la condanna che ha un valore di richiamo forte; 3- l’appendice dell’invitato che partecipa senza l’abito nunziale. E alla fine vedremo una applicazione possibile di questo disegno ampio che travalica ogni immaginazione.
1. Cerchiamo di gustare nel silenzio e nell’azione il fatto che Dio parli della fine di questa storia in termini molto umani. Alla fine Dio pone un banchetto, quello stesso banchetto anticipato in profezia da Isaia nella prima lettura. Si parla di “un banchetto di grasse vivande, un banchetto di vini eccellenti, di cibi succulenti, di vini raffinati”, il meglio dell’esperienza umana. La fine è un evento che comprende il fatto che l’umano è quello che ci fa veramente credenti. Noi realizziamo la nostra vocazione pienamente valorizzando tutto l’umano che c’è in noi. Questo è un tratto caratteristico del progetto di Dio. Il mangiare, il fare festa è visto come il modo più significativo di esprimere il nostro cammino. Noi siamo invitati a sviluppare il positivo. È drammatico il fatto che non tutti sanno intuire questa bellezza.
2. Guardiamo ora il modo di reagire. Matteo al riguardo è preciso.Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non volevano venire. Evidentemente non erano interessati.Ma quelli non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero. Due elementi : il fatto di non dare importanza ed essere indifferenti alla proposta di andare verso la pienezza, e la reazione rabbiosa e violenta. Matteo lascia intravedere in questo quadro il rifiuto di Gesù. A quel tempo era già avvenuta l’invasione dei Romani che avevano abbattuto e profanato il tempio.
3. C’è poi un’appendice che non tutti gli evangelisti riportano. Il padrone, che ha organizzato il banchetto, andando a salutare gli invitati che hanno accettato l’invito è colpito da uno che non ha la veste nunziale. Questa figura rappresenta uno che non è in regola, non è attento, non si preoccupa di essere adeguato alla situazione, non dà la dovuta importanza all’invito. È presente, ma non si lascia coinvolgere più di quel tanto; è una presenza esteriore. La serietà e la gravità del particolare portano l’attenzione su coloro che sono a tavola, ma non ci sono con il cuore, avendo accettato l’invito in apparenza. L’autorevolezza di questa affermazione sta nel fatto che l’essere dentro la corrente di questo avvenimento implica il cogliere l’essenziale, altrimenti ne siamo fuori. Questo mette in crisi ogni sicurezza troppo facile e ci richiama all’importanza di essere attenti ai segni, anche i più piccoli, per coglierne il richiamo e aiutarci a vivere la conversione.
  • Un cenno ad una applicazione : vedere questo invito alle nozze come un fatto che congloba tutto. Abbiamo infatti visto il rifiuto, l’assenza e altri atteggiamenti.
In questo travaglio c’è un particolare: Gesù si serve della Parola per educare, per dare la direzione giusta al cammino. La Parola ripropone in maniera analoga il disegno che riguarda l’universo. Di fronte alla Parola noi scopriamo che è Dio che parla, che si tratta di una chiamata fondamentale, e di fronte alla chiamata si possono assumere diverse posizioni. Di fronte all’invito c’è chi non se ne cura, chi non l’ha nemmeno avuto, chi l’ha trascurato, chi l’ha disprezzato, chi in apparenza l’ha accolto ma non con tutto se stesso e con la docilità che la Parola richiede. Davanti alla Parola possiamo essere come i personaggi che abbiamo appena visto e considerato. In particolare, il fatto di essere in comunità, di essere qui insieme in ascolto della Parola potrebbe concludersi qui. Allora è vitale quella preghiera di Enzo Bianchi in cui si dice che la Parola va ascoltata, amata, accolta, meditata e va tradotta in opera. Siamo invitati, anche in questa ripresa della lettura biblica, a chiederci seriamente che posto ha la Parola nella nostra vita e soprattutto a ripartire non come fatto cronologico, ma avvertendo un richiamo, una luce, una responsabilità. Abbiamo anche bisogno di aiutarci, in questa esperienza, a dirci l’avventura di questa Parola in noi. Propongo di fare qualche minuto di silenzio per poi dare la possibilità di raccontarci le risonanze della Parola, di dirci le nostre difficoltà, di affidare al Signore la nostra preghiera. Quello che nasce nel nostro cuore è una continua sollecitazione a riflettere, anche se non c’è una risposta immediata.
  • Nello schema di prima ho dimenticato un particolare importante.
Andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze ” : il progetto di Dio capovolge la nostra visione.
  • La fede non è una certezza assoluta, è un cammino, è un travaglio. Il passaggio avviene nella misura in cui c’è la preghiera e l’apertura verso la persona e gli avvenimenti.

IL BANCHETTO DELLA PAROLA
Le vicende drammatiche dell’avvento del regno di Dio sono annunciate con la parabola del banchetto nunziale , cioè la Parola di Dio Le stesse leggi che guidano il movimento relativo al banchetto nunziale ( = la salvezza in Gesù) guidano il rapporto con il banchetto della Parola. Questa va ascoltata, meditata, creduta, vissuta, annunciata.
*** L’aspetto più inquietante della parabola è quello espresso dall’uomo privo dell’abito nunziale. Che cosa significa ? Presenziare al banchetto della Parola senza docilità e volontà di conversione, più per abitudine che per reale passione.

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