Prima della birra c’erano gli uomini che andavano a caccia, in seguito sono diventati stanziali e hanno scoperto la birra che ha cambiato il corso della storia. Possibile che l’esigenza di coltivare più orzo per produrre birra portò ad una serie di importanti invenzioni come l’aratro? È quello che ci racconta History Channel in un simpatico, leggero e a tratti enfatico viaggio a ritroso nella storia umana, con protagonista una bevanda spumeggiante e fresca. Il tema del documentario dal titolo: “Birra, la storia sotto la schiuma“, semplice: quale è stata la più grande scoperta dell’uomo? Non la ruota, non l’automobile ma bensì la birra!
Il racconto dimostra, o ci prova, che la birra è stata il motore e il combustibile di ogni avanzamento culturale e scientifico della storia dell’uomo e per farlo si avvale di testimonianze di diversi ricercatori e docenti di università americane ed è molto orientato alla storia americana.
Un’anfora con dell’orzo venne dimenticata all’aperto; alcuni cicli di pioggia/sole portarono prima a una rudimentale maltazione dell’orzo, poi alla sua successiva fermentazione dando vita a una bevanda che piacque subito ai fortunati scopritori. Non c’è dubbio che l’orzo fu coltivato per fare la birra, la prova è nei residui all’interno di antichi boccali che venivano usati per berla. Una vera magia fa lievitare il composto e la miscela è effervescenrte e buona. Da quel momento l’uomo la riproduce, i suoi effetti sono inebrianti e innescano una serie di esigenze e di invenzioni per perfezionarla. Un effetto domino. L’invenzione dell’aratro per coltivare la terra, per trasportare il raccolto, la ruota e il carro. Più produzione, più fattorie. Più contabilità e dunque la scrittura che deriva dalla necessità di registrare il commercio della birra su tavolette di argilla. L’aratro, l’irrigazione dei campi, la ruota e i trasporti, la matematica e le unità di misura sono tutti miglioramenti tecnologici scoperti dall’uomo per facilitare la produzione e il commercio della birra. Una bevanda molto diversa da quella che conosce il nostro palato ma, pur sempre birra.La civiltà egizia conosceva la birra e la produceva in grande quantità. Ra era il dio più importante per gli egiziani: era il creatore della vita dell’amore e della birra, in questa vita e nell’oltretomba. E quante birre servivano per il viaggio nell’aldilà? 100 anfore, più o meno. La paga per costruire le piramidi era in birra, circa quattro litri di birra al giorno. Era considerata un nutrimento fondamentale, dato perfino ai bambini che inziavano la giornata con una bella scodella di birra ricca di minerali, vitamine e con un tasso alcolico minimo. Usata anche per combattere le malattie. La prova è data dalla presenza di tetraciclina nelle ossa della mummie: gli egiziani avevano “scoperto” (o sfruttato inconsciamente) un antibiotico naturale 3000 anni prima delle scoperte di Fleming.
E nell’età medievale? La vita è corta; guerre, epidemie e l’acqua, sporca e infetta, imbevibile. L’acqua in Europa a quei tempi non era quasi mai potabile. Dato che il processo di birrificazione elimina dall’acqua i batteri nocivi permise alle popolazioni di sopravvivere alle malattie, o per lo meno di limitarle. Ha salvato milioni di vite, annientando i batteri durante la cottura. La ricetta medievale: malto, acqua, fermentazione, moria di microbi e tutti si uniscono al brindisi! La birra è oro liquido e chi si arricchisce maggiormente sono i monaci. Mastri birrai e dono del cielo, da offrire come sollievo ai pellegrini. La santa alleanza tra la birra e la bibbia riempie i forzieri. È stata la punta di diamante del capitalismo moderno.
La produzione di birra da parte di imprenditori, per superare il “monopolio” ecclesiastico gettò le basi per il capitalismo e per la rivoluzione industriale.
L’America terra di coraggio e patria della libertà. I padri fondatori Washington, Jefferson e Sam Adams erano birrai e hanno fermentato una nazione. Franklin sosteneva che la birra fosse la prova che dio ci ama e ci vuole felici. Senza la birra i coloni non avrebbero mai raggiunto l’America, che grazie all’alcol in essa contenuto rimaneva fresca, non bevevano acqua perché sapevano che quest’ultima non era potabile; ma non c’era orzo in America e allora usarono le ghiande. Crearono una straordinaria rete di comunicazioni tra locande, crocevia di commerci e informazioni. La taverna diventa il centro del commercio e delle comunicazioni, connette l’America trasforamdo le singole colonie in una nazione. La rivoluzione americana viene discussa tra un boccale e l’altro e ogni soldato può contare sul suo moschetto e sulla razione quotidiana di birra. Perfino l’inno nazionale è tratto da una canzone da taverna.
E nell’era moderna? Nel 1850 Louis Pasteur studiò i processi che portano la birra ad “andare a male” e scoprì che le cause erano i batteri (che mai prima erano stati visti al microscopio) ed inventa la pastorizzazione per preservare la birra. Una scoperta sensazionale: la base della teoria dei germi. la pietra miliare della nostra medicina. Non più spiriti maligni ma, germi e batteri che portano le malattie e di conseguenza i vaccini per sconfiggerli. Arriva l’igiene. ringraziamo la birra!
Anche la refrigerazione, che permise di conservare i cibi e di preservarli, venne realizzata per la birra e specificatamente per la produzione delle Lager anche nei periodi dell’anno in cui non c’era il ghiaccio che era scomodo, costoso, pesante e si scioglieva rapidamente.Nel 1881 venne realizzato il primo refrigeratore industriale che permise di produrre un fiume di birra. Viviamo nell’era della produzione di massa. La fabbrica diventa il simbolo del ventesimo secolo e dello sviluppo del genere umano. Ma quale è stata la prima fabbrica al mondo?
Nel 1904 (dieci anni prima della Ford) nasceva la fabbrica negli Stati Uniti, e guarda caso per laproduzione di bottiglie di vetro per l’industria birraria.
La birra ha automatizzato l’America bruciando le tappe del progresso. La sua marcia continua ancora oggi. La vita dell’uomo dopo la scoperta della birra è cambiata in meglio. E allora “Chi beve birra campa cent’anni”, come recitava un famoso slogan pubblicitario.