Quando, a volte, gli assassini uccidono per esorcizzare il proprio dolore
Oggi ho terminato la lettura di “Tutto quel rosso” di Cristiana Astori, già autrice del romanzo giallo intitolato “Tutto quel nero“. Questo secondo romanzo, “Tutto quel rosso” appunto, è un giallo e al tempo stesso un tributo a Dario Argento ed ai suoi film, tra cui, soprattutto, il fantastico “Profondo Rosso“. Il romanzo è ambientato a Torino, la città più “densa” d’Italia dal punto di vista esoterico nonchè la città in cui è stato girato, in buona parte, “Profondo Rosso“, Nel libro si ha il ritorno della protagonista di “Tutto quel nero“, Susanna Marino, qui inizialmente impiegata come guardiana di notte in un collegio torinese per “ragazze bene”. E proprio all’interno del collegio ha luogo il primo omicidio ricalcante quelli del famosissimo film di Dario Argento. In questo caso a morire non è una medium ma una giovane studentessa, Clara Pardi, uccisa, come la prima vittima di “Profondo Rosso“, la sensitiva Helga Ulmann, a colpi di mannaia. Come in “Profondo Rosso” il delitto ha un testimone, o meglio una testimone, oculare, ovvero Susanna Marino, la quale accorsa nel, purtroppo anche qui come in “Profondo Rosso” vano, tentativo di salvare la vittima alla povera ragazza vede, riflesso in uno specchio della camera da letto della vittima, l’assassino.
Assassino che però ha la faccia che sembra cancellata, particolare che impedisce a Susanna di poter essere una testimone pienamente attendibile dell’atroce delitto. L’assassino anche in questo caso non esaurisce la propria furia omicida con il solo assassinio di Clara Pardi. Il secondo a cadere sotto i suoi colpi, in uno dei pochi omicidi “fuori schema” rispetto alla pellicola argentiana, è un robivecchi: Rodolfo (Rudy) Zamora. La non attinenza al canovaccio di “Profondo Rosso” è però, almeno per me, solo parziale. Infatti anche Rudy, come Amanda Righetti, la scrittrice che è la seconda vittima in “Profondo Rosso“, vive in una casa isolata. E poi, se posso permettermi una notazione contorta ma, sempre secondo me, non del tutto fuori luogo. Rudy è un robivecchi o “rigattiere” e, tra il cognome “Righetti” e la parola “rigattiere” mi pare ci sia una certa quale assonanza, non vi pare? Ma lasciamo perdere le mie elucubrazioni e torniamo al romanzo! Dopo questa “mini licenza”, i delitti tornano a ricalcare quelli di “Profondo Rosso”, anche se, v’è da dire, che nel romanzo l’omicidio del professore è antecedente rispetto al vero omicidio fotocopia di Amanda Righetti; omicidio che nel romanzo vede come vittima Solange Pardi, la sorella di Clara, la prima vittima. Che cosa lega questi atroci e misteriosi delitti? Tutti affondano le radici in un ormai lontana sera del 1976, un venerdì 17 guarda caso, nella quale un cinema della città, il “Cinema Z”, è andato a fuoco provocando una vittima. L’incendio si è verificato durante la proiezione del film “Profondo Rosso” e questo spiega perchè l’assassino ricalchi gli omicidi del famosissimo film di Dario Argento. L’omicida ha un movente che, come spesso accade nei gialli e nei thriller, porta con sé un “retrogusto” amaro. L’omicida, infatti, uccide i figli delle persone che la sera dell’incendio del “Cinema Z” non hanno aiutato la madre, rimasta intrappolata in una toilette del cinema, condannandola a morte. L’ultima vittima, anche questa “fuori schema” è un giornalista, Daniela D’Avia il quale, scoperta l’identità dell’omicida tenta di estorcergli del denaro, cinquantamila Euro, in cambio del proprio silenzio. Chi sarà l’assassino? Non spetta a me rivelarvelo e togliervi così tutto il gusto della scoperta al termine della lettura di “Tutto quel rosso“! Posso solo consigliarvi di godervi la lettura e di non chiudere la mente a nessuna possibile soluzione! Ora basta perchè temo di avervi già svelato troppo! Arrivederci alla prossima e grazie di tutto! Con simpatia!