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Twin Towers: Barbe

Creato il 11 settembre 2011 da Fabry2010

Twin Towers: Barbe

di Roberto Saporito

Nella sua follia criminale il Ventesimo secolo ha gettato via se stesso. (J.G. Ballard)

I due tipi con la barba si guardano allibiti, come a dirsi “questo è proprio pazzo”. L’americano al volante della grossa Buick blu dice:

“E’ fissato per domani”.

Barba più corta, occhi grigi profondi e carnagione scura si assicura: “Ricapitoliamo…”voi” volete che “noi” dirottiamo degli aerei e li schiantiamo contro dei grattacieli di New York, Washington, Los Angeles e quel posto del presidente, sì, la “casetta” delle vacanze?…ho capito bene?”

L’americano, agente del controspionaggiovoltagabbanaoccidentale, al comando di chi veramente comanda il mondo, di chi veramente prende tutte le decisioni, anche quelle che dal di fuori non sembrano decisioni ma attentati terroristici, colpi di stato, crolli di borsa, attentati a presidenti e leaders politici carismatici, epidemie di malattie incurabili, guerre in paesi lontani dall’America, il più lontano possibile, dice:

“E’ per questo che siete stati addestrati, voi e il vostro capo Bin Laden, o meglio la persona che ne ha preso il posto…voi lavorate per noi, non dimenticatevelo…”

Barba più lunga dubbioso chiede:

“Ma moriranno un sacco di persone…”americani”…non palestinesi non afghani non arabi non terroristi spagnoli o irlandesi o italiani o corsi o…ma a cosa vi serve?”

L’americano quasi sorride, poi cambia idea, stringe la mascella larga fino quasi a far scricchiolare i denti e sentenzia:

“Problemi di politica interna, l’America è in recessione economica, non ve ne siete accorti, ma come avreste fatto ad accorgervene, con tutti i soldi che vi diamo…comunque…la borsa va di merda, il presidente è quello che è, credibilità zero, opinione pubblica internazionale in disaffezione nei confronti degli Stati Uniti d’America, e quindi credibilità internazionale zero…abbiamo bisogno di ridestare il mondo, di renderlo partecipe di qualcosa, e questo qualcosa deve essere a favore dell’America…e poi ci sono problemi contingenti che non vi riguardano per niente che stanno venendo a galla e che è meglio che tornino sul fondo dell’interesse della gente…ci vuole una guerra, ecco che cosa ci vuole…chiaro?”

I due tipi con la barba si riguardano allibiti, se non sapessero che l’americano sta parlando sul serio, scoppierebbero a ridere, ma sta parlando maledettamente sul serio.

“Gli attentatori sono tutti più che convinti di morire, sono pronti al “martirio”?” domanda l’americano con un sorriso al limite dello spasmo nervoso spostando lo sguardo fuori dal finestrino della macchina per osservare le Twin Towers dall’altra parte della baia di New York.

“Sì, tutto il gruppo dei cento pensa di morire per qualcosa di giusto, tipo la guerra santa, o qualcosa del genere, anzi non vedono l’ora di morire…sono cinque anni che aspettano di morire…su questo punto non ci sono problemi…nessuno…” barba corta si tocca la barba e anche lui incolla lo sguardo sulle Twin Towers luccicanti come diamanti dalla forma bislacca.

“Ma non ci crederà nessuno che tre aerei possano impunemente sorvolare a bassa quota New York e abbattersi sui grattacieli con uno scarto di venti minuti l’uno dall’altro senza che nessuno intervenga…cominceranno a chiedersi come mai l’America è così poco protetta, così vulnerabile…cominceranno a chiedersi come è possibile che per gli attentatori sia così semplice fare una cosa tanto eclatante…comin…”

L’americano lo interrompe con un gesto infastidito della mano destra:

“Avranno altro a cui pensare, avranno odi da estrinsecare e lacrime da versare e programmi televisivi da seguire e guerre da voler combattere e eroi da inventare e martiri da venerare…da Kennedy in poi sappiamo bene come gestire queste cose, abbiamo una esperienza di quarant’anni ormai…di questo non ci preoccupiamo…siamo dei maghi a creare falsi miti e falsi cattivi da combattere e false guerre da esaltare e false paure da esorcizzare…ormai abbiamo anche capito, il Vietnam ha qualcosa sarà pure servito, come si fa per vincere le guerre…ma questo a voi non deve interessare…voi dovete fare solo quello che sapete, e con tutti i soldi che incassate farete bene a non sbagliare…non sono ammessi errori…se qualcosa va storto voi sarete i primi a morire, voi, il vostro carismatico falso capo e le vostre famiglie…”

Barba più corta dice:

“E’ tutto a posto, aspettano solo una mia telefonata.”

L’americano annuisce e sospira piano e sbatte impercettibilmente gli occhi e gira la chiave facendo partire il motore della Buick. I due tipi con la barba scendono dall’auto senza aprire bocca, senza salutare, senza un gesto. L’auto si allontana. Barba lunga e barba corta guardano le Twin Towers dall’altra parte della baia di New York senza parlare.

***

Racconto di Roberto Saporito vincitore del Premio Letterario “TWIN TOWERS”, pubblicato sull’Antologia “OLTRE IL REALE / 24 racconti di fantascienza dopo le Twin Towers” – (Edizioni MALATEMPORA, Roma, 2002).



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