Dischi come questo fanno star bene a patto che non si ragioni più di tanto riguardo provenienze, potenzialità e cose del genere. Ty macina dischi a ritmo esagerato e Slaughterhouse è il primo a nome del gruppo che lo accompagna in tour, a separare per bene il territorio a cui appartiene la musica che lo riguarda in solitaria e quello su cui si muove questa sua versione dalle tendenze più rock e dirette. Tutto ciò si traduce, appunto, in un piacere d’ascolto naturale se si apprezzano, anche poco, pezzi elettrici dal buon tiro che ammiccano al funky quanto al garage/psych. Saranno pippe mentali, però si presenta un po’ il problema del Jack White solista. Lì dove nei dischi a nome del solo Ty un’attitudine più weird riesce a rendere tutto più accattivante, nonostante l’evidente “settorialità” di ogni nota, in questo caso la diluizione di quel modo di essere rende sì più fruibile l’ascolto, ma il disco sulla lunga distanza risulta meno avvincente. Anche la presenza della traccia finale (“Fuzz War”, e con un nome così ci si aspetta chissà cosa) sembra un po’ una presa in giro, dato che non è devastante e totale quanto il nome promette e finisce per rappresentare l’indole dell’album tutto. Ecco, così sembra che Slaughterhouse sia una schifezza… e non è vero. Forse Ty dovrebbe un attimo diminuire il ritmo di pubblicazioni e lasciarsi andare davvero più spesso.
Un coito interrotto.
Tracklist
01. Death
02. I Bought My Eyes
03. Slaughterhouse
04. The Tongue
05. Tell Me What’s Inside Your Heart
06. Wave Goodbye
07. Muscle Man
08. The Bag I’m In
09. Diddy Wah Diddy
10. Oh Mary
11. Fuzz War