Mi piaceva digitare su quella grossa macchina da scrivere. Era un gioco, un divertimento, un modo per mettere su carta le mie idee. La macchina era un vecchio modello, si trovava nella sede dei Piloti al porto di Livorno, in una stanzina vista mare. Potevo rimanerci per ore a digitare su: dalle mie prime, orrende, poesie, alla mia prima (allucinante) bozza per uno spettacolo teatrale…
Mi piaceva il rumore, i tasti pesanti, lo scorrere della pagina con quella mega linguetta, il fatto che non si poteva cancellare (se non con il bianchetto, rigorosamente a pennello). A furia di premere quelle lettere issate su quegli strani aggeggi di metallo diventai rapida, velocissima a scrivere…
cazzate!
Fino a quando, un bel giorno, mi regalarono la mia macchina da scrivere, ma non era la stessa cosa: era automatica, suonava digitale e quando si inceppava dovevi spegnere e riaccendere. L’ho usata, ma
appena potevo correvo in quella stanzina fronte orizzonte e giocavo con quei tasti… Oggi va così, nostalgica, tra types, words, writing and typewriters…
Calligraphy by Luca Barcellona
Font&Words by Federico Landini
Calligraphy&Words by Francesco Correani