Uber

Creato il 20 marzo 2015 da Ilcanechesimordelacoda
Sicuramente avrete già sentito parlare di Uber, la famosa applicazione lanciata il 30 gennaio 2013 a Milano per la prima volta in Italia da Benedetta Arese Lucini, laureata in Economia internazionale alla Bocconi.
Uber sta per Ubermensch, l'oltreuomo che supera i propri limiti teorizzato da Nietzsche come ci tiene a spiegare l'AD dell'azienda Travis Kalanick, 37enne californiano
. Peccato che "l'applicazione" superi solo i limiti imposti dallo Stato (licenze, tasse) ai tassisti, scatenandone ormai da più di un anno, la rabbia.
In realtà questa è molto più di un App, è lo strumento di una start up californiana, lanciata da Rocket Internet, azienda che viene definita "incubatore di start up" con sede a Berlino per andare a colpire economicamente un mercato instabile o con norme non abbastanza chiare. In poche parole queste aziende cercano e rubano idee, trovando molti fondi con cui pagare chi poi si occuperà di svilupparle al meglio ottendendo il massimo del profitto. Non si parla di persone singole, ma di multinazionali che attraverso un potere economico enorme trovano i mezzi per studiare a fondo la legislazione (in fatto di taxi) e il modo più sicuro per aggirarla. Uber ha un patrimonio di 21 miliardi e fa concorrenza diretta e sleale ai tassisti pubblici, Che non sono certo dei poveracci, dato che comprano licenze da centinaia di migliaia di euro e son considerati una lobby, ma che non hanno nessuna possibilità di competere con un azienda che ha un patrimonio come quello della Fiat, e che in più cerca e trova scappatoie per non pagare licenza e tasse.
Uber è infatti, a livello di permessi, un servizio di noleggio con conducente (NCC) per quanto riguarda Uber Black, la parte diciamo di lusso dell'applicazione, e le licenze per questo tipo di trasporto costano molto meno.
 Peccato che i noleggi con conducente abbiano regole del tutto diverse da quelle applicate da Uber Black, come il fatto che dovrebbero partire da un autorimessa privata o che non dovrebbero far sapere in anticipo il prezzo della corsa.
Poi c'è Uber Pop, vera pietra dello scandalo, in quanto questo è un vero proprio servizio di taxi camuffato come "social network di condivisione della propria auto per esigenze di mobilità privata" come ha stabilito una recente sentenza del Giudice di Pace,  a seguito delle numerose multe stilate dai vigili urbani per "esercizio abusivo della professione" su esortazione degli stessi tassisti.
 Esistono altri tipi di social network per condividere la propria auto, come BlaBla Car, che però non incassano il 20% del prezzo della corsa come fa Uber ma si limitano a mettere in contatto le persone fra loro per poter organizzare viaggi a macchina piena e quindi più economici per tutti.Nel caso di
Uber invece I prezzi delle corse vengono imposti dall'applicazione senza ovviamente dover sottostare alle regole del tassametro, come i tassisti. . Al momento della registrazione, l'applicazione chiede  di inserire una carta di credito, cosa che sempre su Blabla Car non succede.
In Danimarca, Brasile, Cina e Corea del Sud, Uber è stato dichiarato illegale, ma dato che il nostro ministro dei trasporti era fino a ieri Maurizio Lupi, e dato che il premier Renzi si è già elargito in dichiarazioni lodevoli per il servizio "offerto" da Uber, io non sarei ottimista sulla possibilità che possano mai renderlo illegale anche qua. Uber è l'esempio perfetto di come sta cambiando il mercato del lavoro, che viene privatizzato dalle multinazionali con la complicità del silenzio del governo nel nome del neoliberismo estremo. Magari all'inizio queste cose possono pure sembrare vantaggiose ma quando il mercato regolamentato collasserà e il monopolio passerà a queste aziende private (monopolio che han praticamente già ottenunto se continua questa concorrenza sleale) non ci saranno più garanzie ne per chi ci lavora, nè per i consumatori, i prezzi schizzeranno alle stelle e quel 20% che va all'applicazione  potrebbe diventare qualsiasi numero.

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