di Giuseppe Stasolla*
Ieri, dopo reiterate richieste avanzate dai legali della difesa di Yulija Timoshenko, il giudice Kireev ha deciso di sospendere il dibattimento fino al 27 settembre, per consentire al collegio di difesa e all’imputata l’esame dei documenti. È un primo segno di apertura verso le richieste, finora sempre respinte, della Timoshenko e dei suoi legali.
S’interrompe così il ritmo di un processo che procedeva spedito verso una prevedibile conclusione, con l’imputata tradotta in tribunale ogni giorno alle 7 di mattina e dibattimento dalle 10 alle 19; ritmi serrati che di fatto hanno fino ad ora inibito anche la consultazione con gli avvocati dell’ex primo ministro.
Ci sono diversi elementi che giustificherebbero questa “strategia” di modesta apertura del tribunale di Kiev. Il 12 settembre il Parlamento Europeo discuterà le raccomandazioni che la Commissione Europea ed il Consiglio UE hanno formulato in merito all’Accordo di Associazione dell’Unione con l’Ucraina. Un accordo cui l’Ucraina tiene in modo particolare per dare fiato alla propria economia che e confida di portare a casa per la fine dell’anno.
L’orientamento del Parlamento, tuttavia, è fortemente connotato da emendamenti al provvedimento concernenti principalmente la questione dei diritti umani in Ucraina, ovviamente riconducibili alla detenzione dell’ex Primo Ministro.
Questa “apertura” del processo agevolerebbe lo scorrimento dell’atteso provvedimento, nonché una “riabilitazione democratica” del Presidente Viktor Yanukovich, più volte indicato dalla Timoshenko a da diverse Cancellerie quale regista di un “processo politico” imbastito per eliminare l’avversaria delle prossime elezioni.
Ancora, la Rada (Parlamento Ucraino) si appresta a breve a modificare gli articoli del Codice penale che trattano il reato di “abuso di potere”; correzioni che procurerebbero alla Timoshenko la scarcerazione. Inoltre, dal 15 al 18 settembre avrà luogo l’annuale assemblea di Yalta dal titolo “l’Ucraina e il Mondo: sfide e futuro comuni”. Un appuntamento importante che vedrà confrontarsi il presidente Yanukovich ed il Comissario Europeo per l’allargamento e la Politica Europea di vicinato Stefan Fule (Rep. Ceca); tra gli argomenti all’ordine dominerà ovviamente la questione Timoshenko.
Nel frattempo, Hillary Clinton e Catherine Ashton hanno inoltrato missive al presidente Yanukovich per esprimere la propria preoccupazione per i livelli di rispetto dei diritti umani in Ucraina, con espliciti riferimenti al processo a Yulija Timoshenko e ad altri esponenti dell’opposizione, ristretti anch’essi in carcere. Canada, Svezia, Polonia e Francia tra i paesi in prima linea che hanno censurato l’atteggiamento del governo Yanukovich per le attività repressive generate a danno della minoranza politica del Paese.
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