di Giacomo Dolzani
Queste sono le prime ore di libertà di Yulia Tymoshenko, scarcerata con un voto del parlamento su pressioni della piazza dopo una prigionia cominciata nell’ottobre 2011, in seguito ad una contestata sentenza per malversazione di fondi pubblici, emessa dopo un processo con luci e (molte) ombre, finalizzato ad eliminare un possibile avversario politico dell’attuale governo.
Acerrimo nemico dell’ormai destituito capo dello stato Viktor Yanukovich, la Tymoshenko aveva ricoperto la carica di primo ministro dal dicembre 2007 al marzo 2010, sotto la presidenza di Viktor Yushenko, leader del partito di centro-destra ‘Nuova Ucraina’.
Durante questa ondata di proteste, scaturite dalle politiche filorusse ed antieuropeiste di Yanukovich ed al pestaggio di giornalisti schierati con l’opposizione, Yulia Tymoshenko ha sempre incoraggiato, con messaggi di sostegno inviati dal carcere in cui era detenuta, i contestatori del governo.
Oggi, mentre il parlamento ha votato per la deposizione del presidente, il quale nella sua villa conservava persino uno zoo ed un veliero e che ora, mentre fugge nell’est del paese, urla al golpe, la ex primo ministro esterna la sua gioia con dichiarazioni a caldo: “Oggi la dittatura è finita ed il Paese può rivedere il sole, non grazie ai politici ed alla diplomazia, ma grazie ai centinaia di martiri caduti per la libertà; facciamo in modo che non siano morti invano!”.
Tuttavia la situazione in Ucraina permane critica: la nazione, strangolata dai debiti con la Russia, è sull’orlo della bancarotta ed è sempre più consistente l’ipotesi della secessione dell’ovest del paese, filo-europeista, dall’est, filo-russo. E proprio nelle regioni orientali Yanukovich gode ancora di un notevole sostegno, ed ha la possibilità di guardare alla Russia del suo alleato Putin.
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