Eppure, il Presidente eletto soltanto da mezzo paese qualche mese addietro, mentre nell’altra metà già infuriavano i combattimenti, in una intervista rilasciata, negli scorsi giorni, a Le Figaro, aveva dovuto ammettere che non sarebbe stata la guerra a pacificare gli ucraini.
Aveva dovuto confessare che erano stati i cittadini del posto ad imbracciare le armi dopo che, sono parole sue, la Rada li aveva provocati abolendo il bilinguismo e con ciò commettendo un errore imperdonabile, minando la loro fiducia nelle autorità.
Voleva ancora provarci con l’amore ed il dialogo. Questo aveva dichiarato Poroshenko. Ma il timore che gli oltranzisti di estrema destra, che siedono nel suo governo ed in parlamento, potessero attivarsi contro di lui lo ha convinto a ritornare sui propri passi. il Dialogo, da ieri sera, ha nuovamente assunto il carattere della forza bruta e dei cannoneggiamenti sui centri abitati.
Poroshenko si è rimangiato la parola in un fiat, non avendo il potere di trasformare le sue promesse in atti coerenti. Anche il suo linguaggio è mutato rapidamente ed è tornato ad essere un misto di minacce e di esasperato nazionalismo che porterà il suo Paese sull’orlo del baratro.
L’Ucraina corre seriamente il pericolo, laddove dovesse fallire nella riunificazione attraverso la guerra, di finire in balia delle molte spinte centrifughe che la stanno adesso attraversando, frammentandosi in molte parti.
Egli ha tuonato sui canali nazionali dicendo che sarebbe stato necessario passare ad un altro livello della campagna militare con il quale sbaragliare in pochi giorni i miliziani che difendono la neonata Repubblica di Novorossja.
Appena nominato Capo dello Stato e, dunque, delle forze armate aveva, invece, assicurato di poter ripristinare l’ordine nelle provincie ribelli in poche settimane. Non ci è riuscito prima e non ci riuscirà nemmeno questa volta, perché non ha il polso della situazione e si limita a prendere ordini dai suoi partner esteri.
Quest’ultimi non sono interessati al destino dell’Ucraina ma sono intenzionati ad usarla come un grimaldello per posizionarsi sui confini russi e da qui intimidire direttamente Mosca. Il Golpe di Kiev è stato preparato dagli Usa e dai suoi supini alleati con quest’unico obiettivo.
Se Mosca si fosse fatta trascinare subito nel pantano ucraino sarebbe stato più agevole per la Nato giustificare una “reazione” tempestiva. Per ora sono i suoi nemici sono costretti soltanto a denunciare una aggressione da parte del Cremlino in Ucraina , che non trova riscontro negli eventi, ed a vendicarsi con sanzioni all’economia russa che però non hanno sortito gli effetti desiderati.
In realtà, è ormai indubitabile che sia stata proprio l’Alleanza Atlantica a dichiarare guerra a Putin. Con il pretesto di accrescere la sicurezza dei suoi membri che si affacciano sui confini russi, in previsione di una escalation degli eventi che potrebbe coinvolgere direttamente Mosca nel confronto bellico con Kiev, questa ha annunciato l’invio di truppe, a partire da ottobre, negli ex-satelliti sovietici entrati nell’UE.
Il Gen. Philip M. Breedlove ha fatto sapere che le truppe statunitensi, di stanza in Germania ed in Italia saranno ridislocate, almeno in parte, in Lettonia, Lituania, Estonia, Polonia e Romania. Poi ha parlato di truppe supplementari da inviare in tutta Europa per proteggerla dall’aggressività russa. Tuttavia, al momento, questa presunta aggressività di cui parla Breedlove non è riscontrabile, Mosca risulta ancora un’amica affidabile delle principali capitali europee nei commerci, nello sviluppo dei transiti energetici e persino nella sicurezza continentale, essendosi impegnata, con uomini e mezzi, al fianco dell’Occidente, nella stabilizzazione di molti scenari regionali piombati nel caos, a causa delle improvvisazioni statunitensi.
Le domande che ci poniamo, pertanto, sono queste: siamo certi che il protagonismo della Nato in Europa sia esclusivamente in funzione antirussa? Non è che gli americani cercano di puntellare la loro egemonia nel Vecchio Continente, avendo previsto un’avanzata di movimenti antieuropeisti i quali facendosi farsi largo largo ovunque, anche se lentamente, domani potrebbero rimettere in discussione tante cose, compresa l’adesione alla Nato stessa? Proviamo a pensarci…