Dai parlamenti nazionali, agli Stati e ai governi Ue, fino a Strasburgo la legge per limitare i diritti dei lavoratori non trova ascolto
di Andrea Perrone
Rinascita
Gli Stati membri dell’Unione europea e l’Europarlamento rifiutano la direttiva per limitare il diritto di sciopero dei lavoratori. A proporla è stata la Commissione Ue guarda caso rifacendosi ad un regolamento presentato dal professor Mario Monti, che non manca di imperversare – come è noto – anche a livello europeo.
Il testo per riscrivere le regole sul diritto di sciopero allo scopo di limitarne l’utilizzo da parte dei lavoratori europei non supera il banco di prova dell’Assemblea di Strasburgo. Il regolamento antisciopero di Monti, presentato nel 2010, è stato ritirato dall’esecutivo comunitario, perché nessun Paese dell’Unione si è sentito di accettarlo.
Nessuno dei media embedded ha avuto il coraggio di parlarne. Monti è “troppo importante” – è considerato infatti un “salvatore della patria” – per denunciare una legge contro i lavoratori come quella ispirata proprio dal professore della Bocconi, che rivela i suoi intenti iperliberisti assolutamente contrari agli interessi dei lavoratori. Un dannoso regolamento che fortunatamente è finito come la direttiva Bolkestein, improntata anch’essa a distruggere diritti e Stato sociale.
La Commissione Ue è stata costretta a ritirarlo a causa delle critiche mosse dai Parlamenti nazionali, che sostenevano costituisse una palese violazione alle norme in materia di sussidiarietà. I Parlamenti di 12 Stati membri Ue hanno rifiutato la proceduta invitando la Commissione europea a modificare o ad abolire la proposta iperliberista, definita regolamento Monti II, dal nome dell’attuale presidente del Consiglio italiano noto tecnocrate legato a doppio filo con le banche di affari (Goldman Sachs) e i circoli dell’Alta Finanza (Bilderberg Group e Trilateral Commission).
Il testo della legge, varato dalla Commissione europea sulla base del documento Monti, è stata intitolata “Consigli di regolamentazione dell’esercizio del diritto di promuovere azioni collettive nel contesto della libertà d’impresa e della garanzia dei servizi”. Già dal titolo si comprende la filosofia sottesa al documento, in pratica i diritti dei lavoratori vanno armonizzati con quelli economici dell’impresa.
Ma visto che non può esistere uno sciopero che non leda gli interessi dell’impresa contro cui è rivolto, è evidente che si vuole impedire ad ogni costo la difesa dei diritti dei lavoratori. In ogni caso la direttiva richiederebbe all’esecutivo comunitario di rielaborare la proposta per tener conto delle preoccupazioni dei Parlamenti nazionali.
Dal canto suo il commissario europeo all’Occupazione, gli Affari sociali e l’Integrazione Laszlo Andor ha ammesso la sconfitta subita davanti ai deputati del Parlamento europeo, ma soltanto quando è risultato chiaro che la proposta non sarebbe riuscita a ottenere il sostegno unanime dei ministri degli Stati e dei governi dell’Unione europea. Nel frattempo sono state inviate una serie di missive ai ministri dei parlamenti e dei governi nazionali, affinché venga ritirato formalmente il progetto entro pochi giorni.
Dura anche la reazione della Confederazione europea dei sindacati che ha attaccato duramente il documento, sostenendo che servirà a limitare il diritto di sciopero e allo stesso tempo di fare in modo che lo sciopero finisca nelle mani dei giudici della Corte di giustizia europea.
Nel frattempo, il socialista francese Pervenche Beres, presidente del Comitato per l’occupazione dell’Europarlamento, ha invitato la Commissione europea a ripresentare la legge, esprimendo però il suo desiderio che venga trovata “una soluzione soddisfacente con il pieno riconoscimento del diritto fondamentale di sciopero”. Un’idea, quella espressa dell’eurocrate francese, quanto mai sorprendente visto che la legge proposta dai suoi omologhi di Bruxelles è in pieno contrasto con il diritto di sciopero.
Da parte loro i Parlamenti di Belgio, Danimarca, Finlandia, Francia, Lettonia, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Svezia e Regno Unito, si sono tutti espressi contro la direttiva proposta dall’esecutivo comunitario. E così la proposta dei tecnocrati di Bruxelles è finita in soffitta. Si spera per sempre, ma è lecito dubitarne.
Fonte: Rinascita 14 Settembre 2012