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Uenuku – Due chiacchiere con… Nan Dan, la nonna di Dan Carter

Creato il 14 settembre 2011 da Ilgrillotalpa @IlGrillotalpa

Uenuku – Due chiacchiere con… Nan Dan, la nonna di Dan Carterdi Stefania Mattana

A Motueka, cittadina a meno di 50 km da Nelson, tifano tutti All Blacks, come è praticamente d’obbligo in Nuova Zelanda. Eppure, a Motueka c’è una donna che tifa più di tutti, e tifa per Dan Carter. Lei si chiama Pam, ha 81 anni ed è l’unica nonna ancora in vita del numero 10 di Christchurch.

Vivace e solare, la donna non nasconde le sue intenzioni mondiali: dite incrociate per gli All Blacks e tutta la voce a sua disposizione per urlare e incitare i ragazzi, seduta sul suo sofà davanti alla tv.
Sembra strano che la nonna di uno degli sportivi più amati di Ovalia rimanga chiusa dentro quattro mura a guardare suo nipote dalla televisione, pur avendo l’intero circo della Coppa del Mondo di rugby praticamente sotto casa. Quando i suoi parenti si fiondano allo stadio per incitare Dan o si raggruppano tutti insieme per vedere le partite, lei preferisce stare a casa, da sola.
“Mi piace guardare la partita alla tv, vedo tutto molto meglio. – spiega Pam – Sono stata allo stadio alcune volte a Christchurch, e mi hanno addirittura dato un posto d’eccezione, dove si vedeva bene tutto. Eppure non mi soddisfava: l’atmosfera dello stadio è una cosa meravigliosa, ma non fa per me.”

Nan Dan, così la chiamano a Motueka, è davvero una supporter sfegatata, tanto che guarda le partite almeno due volte: così, dice lei, riesce a cogliere più sfumature del match, e non si perde niente. La zia di DC e figlia della signora Pam, Jan Cramond, scherza con la signora, aggiungendo quel tocco di colore che fa di Pam una vera supernonna tifosa: “La verità è che le piace guardare le partite da sola per parlare con la televisione e dire tutto quello che le passa per la testa. La sentiamo dire: ‘Forza, Danny, ce la puoi fare!’ oppure cose tipo ‘Ehi, arbitro, ma si può sapere a cosa stai pensando?’ E poi si lamenta da morire quando sostistuiscono Dan. Insomma, la mamma a volte si fa coinvolgere un po’ troppo!”. Ma lei ribatte ridendo: “Non c’era bisogno che lo sapessero tutti!”

La famiglia Carter è una tribù allargata: sei figli (di cui cinque maschi) sedici nipoti e nove pronipoti. Una famiglia molto unita, dice nonna Pam, che adora tutti i suoi nipoti. Per lei sono tutti speciali, ma ammette di andare particolarmente fiera di Dan, che lei definisce “un bel ragazzo”.
Per Dan e la sorella si è addirittura trasferita dalla sua Motueka, assieme al marito Albert, a Southbridge (50 km a sud di Christchurch), a quattro porte dalla casa di Dan. La nonna si è presa cura dei nipoti dando una mano alla nuora, impegnata nel lavoro.
“Mi sono sempre divertita con i bambini. Dan è sempre stato un bravo ragazzo, e così anche sua sorella.”
A casa Carter tutti adorano Dan: ciò che appare lampante è il suo essere un ragazzo ancora molto dedito alla famiglia, tanto da stare con loro appena si libera dai suoi vari impegni. Pam sfoggia tutta tronfia la t-shirt che Dan le ha regalato qualche anno fa: una maglietta con il simbolo di Superman e con scritto “SuperNan”, che le dona proprio a pennello.
“Danny mi chiama sempre prima di partire all’estero – racconta – L’ultima volta mi ha telefonato mentre stava andando in aeroporto, per salutarmi.”

Uenuku – Due chiacchiere con… Nan Dan, la nonna di Dan Carter
Che la palla ovale fosse cosa di famiglia, era praticamente certo, quasi scritto nel DNA, e sia la nonna che la zia sapevano che Dan sarebbe diventato un buon giocatore. In Nuova Zelanda è facile avere un rugbista di buon livello almeno da una parte del ramo famigliare, ma Dan ne aveva addirittura uno per ogni lato dell’albero geneaologico. Inoltre, lo zio della signora Pam era Bill Dalley, mediano di mischia degli anni ‘20 che è stato anche capitano degli All Blacks.
Nonna Pam dice di non aver mai avuto dubbi sul fatto che suo nipote un giorno avrebbe vestito la maglia tuttanera: “Quando i bambini guardavano i cartoni animati, lui guardava le repliche delle partite.”

La signora Carter non si risparmia nemmeno una considerazione nei confronti del lavoro da modello del nipote. Nonostante l’età, non sembra turbata dal vedere il corpo del nipote, a volte poco vestito, sui cartelloni pubblicitari: “Se avessi un corpo come il suo io lo farei – ha detto divertita – Fa parte del suo lavoro, sembra che gli piaccia e questa è la cosa più importante.”

L’ultima battuta la lascia invece agli All Blacks in generale: “Auguro loro buona fortuna, la migliore fortuna. I ragazzi possono fare dare il meglio che possono, ma sono umani anche loro. La gente spesso sembra dimenticarlo.”
Pillole di saggezza.


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