Tutto è partito da un vergognoso articolo del giornale locale "Rolling Stone", che ha pubblicato foto, nomi e indirizzi di gay e lesbiche ugandesi.
E questo anche se il direttore del periodico nega ovviamente ogni responsabilità in merito, facendo riferimento, per l'articolo in questione, a ciò che la Costituzione dell'Uganda prevede e attribuendo invece la morte dell'attivista dei diritti umani, David Kato, avvenuta ieri, ad un semplice tentativo di furto finito in tragedia.
David Kato, infatti, è stato ucciso nella sua casa, alla periferia di Namataba, massacrato a colpi di martello.
L'impegno di Kato nel suo Paese era solo quello d'impedire che una legge molto severa sull'omosessualità passasse in Parlamento.
Questa legge prevede l'ergastolo e, in casi dove sono presenti aggravanti come il contagio del virus dell' HIV al partner, addirittura la pena di morte.
Già attualmente comunque chi viene pubblicamente riconosciuto omosessuale sconta una pena carceraria di almeno sette anni.
I cittadini ugandesi, sempre secondo questa legge, hanno inoltre l'obbligo, se ne sono a conoscenza, di denunciare, entro le 24 ore, la persona se omosessuale o sospettta tale.
In breve si è aperta una vera e propria caccia all'uomo o alla donna e parecchia responsabilità in tale direzione ce l'hanno anche pubblicazioni del tipo appunto come "Rolling Stone".
Questo vento velenoso soffia in Uganda da parecchio, alimentato anche da comunità religiose, che non perdono occasione di demonizzare il problema a colpi di versetti biblici.
La notizia della morte di David Kano, che ha fatto rapidamente il giro dei "media" di mezzo mondo, ha suscitato,a ragion veduta, un enorme sdegno.
Domani sono previste in città come Milano, ma non solo ,fiaccolate in memoria di Kano e in segno di protesta contro l'insorgere spietato e, purtroppo, magari contagioso di tali barbarie.
E' accaduto in Uganda ma l'Uganda non è la sola, in Africa e anche altrove, a fare vivere la "diversità", non certo imputabile al soggetto ,che se la ritrova come un abito non scelto, quale colpa.
E la colpa, per i benpensanti, va punita.
Sempre su quei giornali ugandesi, infatti, si poteva leggere, sotto nomi, indirizzi e foto la scritta:"IMPICCATELI!".
A cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)