Magazine Arte

Uh Magazine: "Come deve essere la poesia?"

Creato il 14 marzo 2012 da Vsgaudio @vuessegaudio

Marisa G. AinoL'idea, il desiderio, la menzognaL'arzanà, Torino 1982


Come deve essere lapoesia? Ma forse non deve nulla, forse non è debitrice di nessuno, e tutti isuoi creditori sono inattendibili. Non c’è nulla di più facile che parlare diciò che occorre, di ciò che è necessario in arte. E’ un tema, diceva Osip Mandel’štam,che: 1) porta a discutere di cose arbitrarie che non impegnano a nulla; 2) sipresta a inesauribili speculazioni filosofiche; 3) esenta da una cosaspiacevolissima, di cui non tutti sono capaci, e precisamente dalla gratitudineper ciò che esiste, dalla riconoscenza per ciò che in quel dato momento è lapoesia.Oh, mostruosaingratitudine: verso….( e giù una tiritera di 1000 e più nomi tutti astemi elirici della parola innamorata…). Poeti di questo genere Dio, si fa per dire,ma è il Caso, piuttosto che la Necessità(basta aver denari per iltipografo), ce ne ha dati in abbondanza. Un popolo non sceglie i propri poeti,esattamente come nessuno sceglie i propri genitori. Un popolo che non saonorare i propri poeti non merita nulla, perché forse semplicemente non sa chefarsene. Ma quanta differenza tra la pura insipienza del popolo, per nonparlare dei Savoia, e la semiscienza di un bellimbusto ignorante edito daMondadori, per non parlare di Einaudi(ma si può sempre dire che sia il signorBunga-bunga) e anche da Marsilio, quantunque in un caso si dice esplicitamenteil contributo e nell’altro se ne faccia un conto implicito ed esteso inprofondità.La pauradell’interlocutore concreto, dell’ascoltatore dell’”epoca”, dell’amico dellapropria generazione(figuriamoci di quello delle generazioni successive…) haaccanitamente perseguitato i poeti di tutti i tempi. Più geniale era il poeta epiù acutamente soffriva di questa paura. Onde la famigerata ostilità traartista e società. Ciò che è  per il letterato o per il narratore, per nonparlare del cantante, quantunque sia cantautore, e del poeta dialettalesincronico al Dasein, non lo è assolutamente per il poeta. La differenza fraletteratura, ovvero produzione  dell’industria culturale, e poesia èquesta: il letterato, che a volte è anche uno che ha appena finito di fare ildottorato in non si sa che cosa e che intanto fa l’attrice ma sta pensando diavviare un esercizio commerciale quantunque non sia per il momento associato anon si sa che setta pseudo alfabetizzata e che per caso è antologizzato giàcome un novissimo poeta dal Custode Massimo dell’Antologia, si rivolge sempread un ascoltatore concreto, a un rappresentante vivo dell’epoca(foss’anche unassociato della ADI o della MOD). Anche quando profetizza, egli tiene losguardo fisso su un suo futuro contemporaneo. Lo spirito didattico è il nerbodella  frittura narrativa. Il poeta è legato  solo al lettore che glifornisce la provvidenza. Essere superiore all’epoca, anche quando prende i taxibalinesi e perde la biro, eccellere nella società non è un obbligo per lui.La poesia  è sempre diretta, nel suo insieme, adun destinatario più o meno lontano e ignoto della cui esistenza il poeta nonpuò dubitare(quantunque il web non lo aiuti in questo; e possa incappare inblogger arroganti e prescrittivi) senza dubitare di se stesso. La metafisicanon c’entra nulla. La patafisica forse sì. Soltanto la realtà può evocare e farvivere un’altra realtà. D’altronde il poeta non è un homunculus e non c’èragione di attribuirgli la proprietà della generazione spontanea. Grazie a Dio,è per questo che c’è sempre una ragione in più per darsi al proprio “Berg”(nelsenso di Gombrowicz) abbondantemente bagnato dal Cartizze.

© anonima del gaud Grazie a Dio, è per questo che c'è sempre una ragione in più per darsi al proprio "Berg"

®                                                 vedi anche ® Uh Magazine del 2012/03/

Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :