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Ultimo “Gong” per l’Italia. E per chi l’ha affondata.

Creato il 01 giugno 2011 da Fugadeitalenti

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Di fronte alla marea di dati che ci ha travolto nelle ultime settimane, la conclusione è una sola: non c’è più tempo da perdere, siamo a un passo dal dirupo. Fortunatamente la gente, soprattutto i giovani di questo Paese, lo hanno ben compreso. E sono scesi in piazza a dirlo.

Per chi si fosse perso le ultime puntate:

-i laureati italiani finiti all’estero sono aumentati del 40% in sette anni. Nei primi dieci mesi del 2010 si sono trasferiti all’estero 65mila “under 30″ (dati Ance)

-Sondaggio Demos-Coop: il 56,2% degli intervistati ritiene che per i giovani di oggi l’unica speranza di carriera sia all’estero. La percentuale sale al 76% tra chi ha 15 e 24 anni, al 66,2% tra chi ha 25 e 34 anni, “pareggia” infine nella fascia 35-44 anni (55,2%). Il 62,5% degli intervistati ritiene che i giovanbi avranno in futuro una posizione sociale o economica peggiore rispetto a quella dei genitori.

-per l’Istat, nel biennio 2009-2010 gli occupati “under 30″ sono calati di 501mila unità (!) Un giovane su cinque non studia nè lavora, rientrando nell’universo dei Neet (ora superiore ai due milioni). Un giovane su tre è precario. Un italiano su quattro è a rischio povertà, se povero non lo è già. Il risparmio delle famiglie si è progressivamente eroso. E il 19% dei giovani lascia la scuola prima del diploma.

-il salario medio di un neoassunto italiano (dati Istat) è di 900 euro, quasi quattrocento euro sotto la media. In Italia lo stipendio netto medio è di 1286 euro. L’Europa, quella vera, è lontana.

-secondo una ricerca Cgil-Sunia, sette milioni di giovani tra i 18 e i 34 anni vivono ancora con i genitori. Il 40% di loro ha più di 25 anni. Il 44% ha una laurea. Uno su due è precario/a. Il 60% degli “under 35″ percepisce un reddito inferiore ai mille euro.

-la gerontocratica Italia spende oltre la metà del sostegno al reddito (il 51,3%, per l’esattezza) in pensioni. Solo l’1,9% se ne va a sostenere i disoccupati, con buona pace dei giovani senza lavoro. Dati Istat.

-calano le immatricolazioni nelle università (dati Almalaurea): in sette anni -13%. Aumentano intanto i laureati che lasciano l’Italia, rispetto al 2004. Resta basso, nel complesso, il numero dei giovani laureati nella fascia d’età 25-34 anni: il 20% (24% in Germania, 38% in UK, 41% in Francia, 42% in Usa).

-la ricerca italiana resta inchiodata all’1,23% del Pil, meno della metà della Germania, un terzo della Finlandia.

-per effetto della crisi, oltre 200mila giovani sono spariti dalle statistiche sulle contribuzioni fiscali (Datagiovani). Semplicemente i giovani contribuenti sono diminuiti del 10% tra il 2008 e il 2009.

-la denuncia della presidente di Confindustria Emma Marcegaglia: l’Italia ha perso dieci anni in termini di minore competitività e mancata crescita. “Ora dobbiamo muoverci in fretta. Il tempo è un fattore discriminante”. “Le speranze dei giovani non aspettano“. Così la Marcegaglia.

-per l’Ocse, la crescita italiana è debole (+1,1% nel 2011, +1,6% nel 2012), inferiore alla media europea.

-per la Cgia di Mestre, la crisi ha colpito maggiormente in Puglia, Veneto e Lombardia. Avete letto bene, due su tre sono proprio le regioni considerate “motore economico” del Paese.

-dulcis in fundo, la Corte dei Conti stima in 160 miliardi la perdita di Pil legata alla crisi, e ipotizza la necessità di una maxistangata da 46 miliardi di euro per rispettare i nuovi vincoli di bilancio europei. Chi paga?

Mentre un anziano 74enne si aggira per l’Europa e per il mondo, interrompendo importanti vertici internazionali per fantasticare su fantomatiche “dittature giudiziarie”, i veri problemi -come abbiamo visto- crescono e ingrassano altrove. Senza che anima viva se ne occupi.

Per l’Italia è scoccato l’ultimo “gong”. Un ultimo giro di valzer prima dell’affondamento del Titanic. I suoi giovani laureati, la parte più innovativa e qualificata del Paese, l’hanno capito da anni, cominciando ad abbandonare in massa il Paese. C’è speranza per un salvataggio in extremis della nave che affonda?

Le migliori forze di questo Paese, nella Penisola e all’estero, potranno riconnettersi, per uno scatto d’orgoglio che rilanci l’Italia?

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