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Ultraviolet: bound by passion (1)

Creato il 16 agosto 2010 da Alessandraz @RedazioneDiario
Cari lettori,
eccomi qui a pubblicare il primo capitolo del mio romanzo a puntate. L'ispirazione in questi giorni mi ha colto e c'è stato un cambio di programma riguardo il prologo che perciò non verrà pubblicato insieme al capitolo 1 come avevo previsto. Verrà utilizzato in seguito per chiarire alcune cose. Il prologo che stenderò più avanti infatti sarà totalmente diverso e ambientato in un periodo storico che io amo particolarmnete e di cui mi piace anche leggere. Però per ora non vi svelo nulla. Vi auguro una buona lettura e spero che questo piccolo pezzetto di me possa piacervi. Mi aspetto i vostri commenti e le vostre impressioni per potermi migliorare. Saranno apprezzati sia nel caso fossero positivi che negativi, perchè le critiche costruttive aiutano a crescere. Non ho altro da aggiungere se non che sono impaziente di sentire le vostre opinioni e che sono tremendamente imbarazzata. Spero solo di non deludervi.
ULTRAVIOLET: BOUND BY PASSION (1)CAPITOLO 1
Quando lo vidi per la prima volta, dall’altra parte della pista da ballo, ne rimasi stregata. Come vittima di un incantesimo. Ogni fibra del mio essere agognava il suo corpo e il suo sangue.
Strano.
Di solito ero circondata da umani e, anche quando la sete si faceva sentire nell’arsura della mia gola, non avevo mai provato tale sensazione.
Nonostante la numerosa presenza di altri umani nel locale riuscivo a sentire il suo odore virile e muschiato, la cadenza sonora e baritonale della sua voce e il sapore del suo sangue sulla lingua, che acuiva i miei sensi in un dolce tormento, nonostante non avessi ancora avuto il piacere sensuale di posare i miei canini affilati sull’incavo candido e tenero del suo collo. Quasi fosse stato quello di una dolce bambina indifesa.
Il suo corpo bellissimo, che pareva scolpito nel marmo, mi attraeva. Era come il canto melodioso di una sirena che chiamava a se gli ignari naviganti. Aveva le sembianze di un angelo caduto dal cielo, venuto a svelarmi piaceri proibiti e gioie mai conosciute.
La sua figura imponente rimaneva immobile tra la folla, come se il tempo d’improvviso si fosse cristallizzato sotto il mio sguardo stupito. I suoi capelli biondi, color del miele, erano spettinati ma non per questo meno seducenti. Avrei desiderato passare le dita tra quelle folte ciocche fulve per tastarne la morbidezza. Per attirare il suo viso al mio. Molto vicino.
Agognavo un suo bacio, sentire se le sue labbra carnose fossero morbide al tocco come apparivano. Sentire la sua lingua accarezzare dolcemente le mie labbra fino a schiuderle in un tocco erotico.
Solo guardandolo, solo ammirando le fattezze perfette del suo viso e la prestanza del suo fisico, fui pervasa da un languore in tutto il corpo. I miei sensi si risvegliavano pregustando il nostro incontro, la sinfonia dei nostri corpi che si univano. Ma forse non sarebbe mai avvenuto.
Una sensazione strana mi attanagliava lo stomaco. Due sentimenti contrastanti agitavano il mio animo assopito ormai da secoli: attrazione e reticenza.
Persa com’ero nei miei pensieri non m’accorsi che d’improvviso lo sconosciuto che stavo fissando era scomparso. Fuggito via dal mio sguardo indagatore e rifugiatosi nelle tenebre, in mezzo alla folla accalcata, dove la tenue luce blu della sala non poteva arrivare.
****
Quella strana donna al bancone, con occhi algidi e grigi, che sembravano schegge di cielo coperto, continuava insistente a fissarlo. Una smorfia buffa aleggiava sul suo volto niveo e innocente.
Il suo viso, circondato da una corta chioma sbarazzina color dell'ebano, aveva le fattezza perfette di una dea. La sua bocca sensuale era un'invito esplicito per ogni uomo. Aveva delle labbra da assaporare come un nettare dolce e proibito nel contempo.
Ma Gabriel non si lasciò ingannare dalle apparenze intriganti ed insidiose come lo erano l’aspetto e la bellezza, per quanto potevano essere invitanti, perché lui poteva percepire la natura soprannaturale di quella donna. Sentiva scorrere sulla pelle, come un brivido ghiacciato, il suo potere di vampira ma nonostante questo il suo corpo lo tradiva. Sentì un fuoco improvviso irradiarsi per tutto il corpo e il desiderio pervadergli le membra. In un attimo si rifugiò all’ombra di quello sguardo tanto vicino quanto intoccabile. Lei non riusciva più a vederlo.
Adesso la cosa più importante era coglierla di sorpresa.
****
Dopo una stressante nottata al locale, mi abbandonai sotto il getto gelato della doccia del mio appartamento nel centro città.
Vivevo lì ormai da 5 anni e stranamente ancora non sentivo il bisogno di abbandonare quel luogo. Ero affezionata a quella città, ai suoi abitanti, al caotico traffico mattutino e allo smog che pervadeva l’aria.
Mi sentivo a casa.
L’acqua scorreva veloce sulla mia pelle serica, concedendo un momento di rilassatezza per la mie membra, quando ad un tratto sentii un rumore inaspettato arrivare dal soggiorno.
Opps, intruso beccato!
Il mio udito fine rilevò la presenza di qualcuno nell’altra stanza e la cosa non era per niente rassicurante. Per la seconda volta in quella notte una sensazione mai provata si impadronì del mio essere lasciandomi senza fiato. Era forse paura quella che sentivo scorrermi nelle vene?
Cocca, svegliati, sei una vampira immortale, di cosa hai paura?
Fui colta di sorpresa da un inaspettato pugno che si abbatté con estrema violenza sulla mia mascella.
Brava, continua a pensare ai fatti tuoi mentre qualcuno si intrufola a casa tua. E mi resterà pure un livido enorme per almeno qualche ora. Tutta la mia bellezza sciupata per un idiota.
Ovviamente fu solo un graffio ma è irritante essere picchiati, per di più in un momento intimo come quello.
Cazzo, adesso nemmeno nella doccia ti lasciano un po’ di privacy? Insomma, non potevano aspettare almeno che mi vestissi?
Alzai lentamente lo sguardo sul mio aggressore misterioso e rimasi per un attimo interdetta.
Che diavolo ci fai qui? Avrei voluto urlargli contro. Fuori dal mio bagno porco pervertito! Anche se a dire la verità l’idea mi stuzzicava alquanto.
L’uomo che mi si stagliava algido e risoluto davanti era lo stesso che poche ore prima aveva attirato la mia attenzione nel locale. Non potevo sbagliarmi circa il suo fascino virile e il corpo da adone che avevo intravisto, tra la folla, quella stessa sera. Avevo una certa esperienza, in questo tipo di osservazioni.
Non gli diedi nemmeno il tempo di proferire verbo, per giustificare la sua improvvisa comparsa, che lo scagliai lontano mandandolo contro il muro e facendolo picchiare violentemente la testa.
Ben ti sta!
“E tu chi diavolo saresti?” riuscii finalmente ad articolare rompendo quel silenzio risoluto che era calato tra noi.
“Il tuo peggior incubo” disse balzandomi addosso.
Che situazione bizzarra. Mi ritrovo in bagno un tizio che si crede Rambo o chissà chi altri e con sciocche con manie di grandezza. Mi chiedo cosa ho fatto di male per meritarmi tale tedio e spreco del mio prezioso tempo. Anche se, a dire il vero, avrei a disposizione l'eternità.
Non fu difficile evitarlo ma, appena scartai verso destra per schivare il suo attacco, mi ritrovai lungo distesa sul pavimento, andando a sbattere violentemente il capo.
Che sfiga! Stavo andando così bene! Non potevo mantenere le apparenze di una perfetta super figa? Ovviamente non è nel mio stile.
Scivolai a causa dell’acqua che ancora velava la mia pelle nuda e l’uomo in mia compagnia ne approfittò per inchiodarmi a terra immobilizzandomi.
Posa interessante per un colloquio amichevole. Tra due estranei, per giunta.
La sua stretta era potente e ferrea. E non era una stretta umana, di questo ero certa. Del perché mi abbia attaccata, nutro ancora qualche dubbio ma ci avrei presto posto rimedio.
“Presa, tesoro, e ora cosa mi dici?” la sua voce limpida e bassa, quasi un sussurro appena percettibile, mi accarezzò lentamente la pelle provocandomi un brivido di desiderio.
“Chi sei? Anzi dovrei chiedere cosa sei?” risposi facendo finta di non aver sentito la stoccata precedente.
“Il tuo peggior incubo” ironizzò con un sorriso sardonico stampato sulle labbra, mentre un pensiero improvviso mi travolse Se questo è il mio peggior incubo aspetto volentieri il migliore.
“Qual è il tuo nome cucciolo?” dissi con voce suadente avvicinando pericolosamente le mie labbra alle sue in una muta richiesta. Il suo respiro mi solleticava il viso mentre il suo odore mi inebriava i sensi. Davvero un bel bocconcino pensai.
“Gabriel.” Disse troncando il discorso così velocemente com’era iniziato.
Passai al piano B. Quando qualcuno non voleva darmi ciò che desideravo passavo alle maniere… forti. Cominciai a strusciarmi sensualmente contro di lui, la mia lingua lambiva le mie labbra in una richiesta esplicita e, a confermare le intenzioni che mi animavano, mi inarcai contro di lui, fino a sentire il suo desiderio farsi reale e sorprendentemente duro.
Wow. Oltre che bello da mozzare il fiato, era anche ben fornito il ragazzo. Eccellente gusto Eleonor.
Le mie gambe, libere, lambirono repentinamente i suoi fianchi snelli e per lui non ci fu più scampo. Non poteva più resistermi, ormai era caduto nella mia tela, tessuta con assoluta maestria.
Appoggiai timidamente le mie labbra sulle sue che si rivelarono morbide e vellutate, proprio come avevo immaginato. Con una mano teneva ancora le mie sopra le nostre teste mentre con l’altra cominciò ad accarezzarmi lentamente il braccio fino ad arrivare ai miei fianchi umidi, in un tocco incredibilmente erotico.
Ok ammetto che ci sa fare.
Il nostro bacio si era fatto più intenso, in una danza sensuale delle nostre lingue, mentre i nostri corpi si accarezzavano all’unisono come inebriati e mossi da una sinfonia di sensazioni contrastanti. Le sue labbra si scostarono dalle mie una scia ardente di baci sulla mia gola scoperta, fino ad arrivare all’incavo tra i miei seni. Il mio desiderio e la passione che sentivo mi riscaldavano. Non riuscivo a farne a meno. Non riuscivo a resistere a quel richiamo proibito, quale erano il suo corpo e le sue labbra.
Ogni movimento, seppur lieve, destava qualcosa dentro di me. Non era solo desiderio quello che sentivo ma un legame incredibilmente profondo che sconfinava nel ridicolo.
Che diavolo c’era in quell’uomo da sorprendermi?
Mi bloccai di colpo, incerta. Non ero più me stessa. Che cosa mi prendeva?
Eleonor, svegliati!
“Bene, ora se hai concluso il tuo show, devo dire anche gradito da parte mia, potrei concludere il mio lavoro?” disse quasi controvoglia.
“E che lavoro sarebbe, tesoro? Fottermi, per caso?”
“No. Ucciderti.”
Adesso cominciavo a preoccuparmi seriamente.

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