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Un accento italiano

Creato il 24 marzo 2010 da Dragor

   Non averlo significa averlo, perché il nostro non è mai un accento. Si scopre quando è diverso, così l’accento ce l’hanno sempre gli altri. In Francia, a nord della Loira ridono per l’accento del Sud, a sud della Loira ridono per l’accento del Nord. In Italia, dove i dialetti cambiano ogni 10 chilometri, l’accento è quello del villaggio vicino. Non parliamo delle regioni che una volta erano nazioni e hanno abbandonato a malincuore la loro lingua. Repressa dalla parlata toscana, in che modo affiora la lingua locale? Con l’accento.

L’accento significa portare con sé un pezzetto della propria terra. Parlare del proprio paese anche quando si parla d’altro. E’ un bagaglio invisibile che si porta in viaggio. All’estero è un ricordo della nostra patria, in patria un ricordo della nostra identità. Quasi tutti parliamo una lingua straniera, perché in ogni paese la lingua di una città si è imposta sulle altre. In Italia è la lingua di Firenze. L’accento dimostra che non ci siamo lasciati colonizzare fino in fondo. E' un segno di libertà.

Se parlate inglese, non prendetevela se vi dicono che avete l’accento del vostro paese. Siatene fieri. Significa portare l’Italia con voi, far splendere il sole del Sud fra brume del Nord. L’accento ce l’hanno anche gli anglofoni. Unamericano, un australiano, un sudafricano o un canadese hanno un accento che si taglia con il coltello. E anche l’accento di Oxford è un accento. Così che male c’è ad avere uno splendido accento italiano?

Dragor

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Ascoltate Fernandel con il suo delizioso accento marsigliese nel monologo “L’accento”.

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