I due amici, uno dei quali sposato in Spagna con il suo compagno, camminavano in via Celio Vibenna quando sono stati rincorsi da circa dieci ragazzi che li hanno insultati. Uno li ha anche minacciati con una bottiglia rotta e gridavano “Viva il Duce”.
Due omosessuali al Gay Pride di Roma 2013 (foto di Valentina De Santis)
Ancora un’aggressione omofoba a Roma. E’ avvenuta “in via Celio Vibenna ai danni di due giovani omosessuali – rende noto Fabrizio Marrazzo, portavoce di Gay Center -. Luca, sposato in Spagna con il suo compagno, stava camminando nella notte del 12 gennaio in compagnia di un suo amico quando sono stati rincorsi da un gruppo di 10 ragazzi circa tra i 20 e i 25 anni che hanno iniziato a insultarli gridando frasi come “ecco un frocio, ecco un altro, andate via dall’Italia, tanto morirete di Aids” e altri epiteti vari. Uno degli aggressori li ha minacciati con una bottiglia rotta. Il gruppo di aggressori gridava “Viva il Duce”. Luca e il suo amico sono riusciti fortunatamente ad allontanarsi e a chiamare il 113. Luca ha sporto denuncia alla Polizia e ha contattato la Gay Help Line, il numero verde contro l’omofobia 800 713713, per denunciare l’aggressione”.
“Ancora una volta siamo di fronte a un episodio di omofobia e di violenza a Roma – dice Marrazzo – Ci sono bande di bulli, gruppi che usano la violenza, ma anche molti che rimangano inerti ad osservare senza reagire, come se condividessero tali azioni. Aspettiamo l’esito delle indagini augurandoci che questi aggressori vengano identificati, ma il dato delle denunce di aggressioni verbali o fisiche è purtroppo alto. Il fatto che Luca sia regolarmente sposato in Spagna stona ancor di più con quanto avviene da noi”.
“Dove non solo le coppie non hanno diritti, ma come è accaduto spesso sono vittime di aggressioni – conclude - A chi dice che l’omofobia in Italia non esiste e che non c’è bisogno di norme che la contrastino, consigliamo di prendere nota di questa e di altre aggressioni. Servono aggravanti di pena per reati come questo e norme che contrastino l’omofobia. Il caso è stato segnalato all’Oscad, osservatorio di polizia e carabinieri contro le discriminazioni e all’Unar, ufficio contro le discriminazioni della Presidenza del Consiglio”.