E' il mondo dell'indefinito, dove le parole hanno significati melmosi. Un'ombra nella RM alla testa, da approfondire con la TAC. Ma non è una cosa seria, è la chiosa alla notizia. Un'ombra nella testa non significa necessariamente tumore mortale, ma è anche qualcosa che non dovrebbe esserci. Ma è tutto normale, è tutto tranquillo, è quello che mi viene ripetuto. Un'ombra come parola e le parole come ombre, che possono prendere qualsiasi significato. La mutevolezza della mia percezione della realtà deve venir fuori da questa costante viscosità dei significati. Le parole, che dovrebbero avere agganciati a sè dei significati, nascondono sempre qualcosa. E se ci penso, anche io spesso scrivo così, con le parole che nascondono qualcos'altro quasi sempre. E no, non sto parlando del linguaggio metaforico, sto parlando di linguaggio ambiguo, dove la trappola è doppia, perchè non solo può esserci messaggio nascosto che disvela la verità del trucco, ma che anche il problema della possibilità stessa, che aumenta la paranoia e rende tutto scivoloso. E non è solo un problema delle parole che si ascoltano, può diventare anche un'ossessione rispetto alle parole che si pronunciano. Le mie a volte mi ossessionano, forse per questo sempre più mi sto riducendo a scrivere e non a parlare. Forse perchè parte dell'incertezza ha a che fare col tempo e scrivere in parte inganna il tempo. Ma è un altro trucco, quindi in fondo può essere interpretata come un'altra cosa ingannevole. Mi veniva da pensare che forse la realtà è solo quella condivisa dentro una relazione, NOI stabiliamo che quello sguardo, quelle parole sono incollate a quel significato. Interessante, peccato che anche il concetto di NOI sia ingannevole e che a sentire i sistemici, per stare bene bisogna prima di tutto essere abituati a sopportare la solitudine. E poi ci sono quelli che usano il "noi" come interscambiabile con "io", per cui si può incappare in quella giornata in cui scopri che "ti amo" non ha proprio niente più a che fare con l'amore, magari per te si, ma per l'altra aveva a che fare con una folla. E magari la sensazione è anche peggiore, perchè ci si era abituati alla sicurezza, alla ridondanza, di una realtà, affezionati, per poi scoprire che non è così. E a quel punto può entrare in dubbio tutta la realtà. Allora bisogna tornare indietro e dire che la realtà appartiene a ciascuno, che è soggettiva. Sarà effettivamente così, ma allora come fanno gli altri esseri umani che mi circondano ad esercitare un'arroganza tale per cui la loro realtà soggettiva diventa indiscutibile? Ci si sceglie di solito persone che confermano i nostri significati, ma il senso di arroganza resta, sembra solo una banale difesa, una trincea, al riparo da altri significati. Ma un'ombra può avere davvero mille forme e mille significati, quando si può essere sicuri di aver trovato quello giusto? Vivere il dubbio, mi disse la magica Rossella. Ma si può vivere costantemente incertezza in tutto? Così è una vita senza pace, percheè io non ho nemmeno origini. Forse sono le origini, il mito direbbero i sistemici, questa strana razza, che infine a tutto possono essere una fonte di significati stabili. Ma io non ce le ho le origini, non ho radici che diano linfa, quando tutto manca. Il mio cervello forse ce l'ha, perchè lui effettivamente è capace di andare dove vuole. Ma il cuore, quello no davvero non ha radici, dove prendere forza. L'unica forza l'ha presa a volte da un illusionario coraggio, il più delle volte dalla confusione stessa.
E non ne è mai uscito vivo, comunque.