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Un altro senso. Di Anna Maria Curci

Creato il 09 giugno 2010 da Fabry2010

Un altro senso. Di Anna Maria Curci

(Onda)

Un altro senso
di Anna Maria Curci

Qualche tempo fa, scrivevo: “Le domande sono un dono”. Mi è capitato di dare senso e sostanza a un’altra affermazione, nella cui veridicità credo da tempo, ma che mai come ora si è manifestata con chiarezza:: “I punti di vista ‘altri’ sono un dono”. Che cosa è successo nel frattempo? In un momento di pausa da corse, gare e incitamenti della squadra degli Zuzzurelloni nei “Giochi senza quartiere” dell’annuale “Sammarcanda”, mi fermo a chiacchierare con D., che dall’alto dei suoi dieci anni mi comunica serissimo “Dio si è incarnato due volte: Gesù e San Martino”. Nella confusione che ci circonda, non colgo il secondo nome, che gli chiedo di ripetere. Dopo aver seguito un servizio televisivo e aver letto il capitolo conclusivo, Sensi soprannaturali, del volume Gli imperdonabili, che raccoglie scritti di vari periodi di Cristina Campo, ho colto finalmente il punto di vista di D., che ha dato a Martino, trasfigurato dal suo atto di generosità nei confronti del povero, la natura divina, quella di Dio che si manifesta nell’ultimo, nel bisognoso, nel perseguitato. Ho trovato la duplice chiave per comprendere la peculiare interpretazione, il significativo capovolgimento del punto di vista operato da D., in un reportage di Rai News 24 sulla tragedia dimenticata del Ruanda, che conclude le testimonianze sconvolgenti dei sopravvissuti con l’auspicio di alcuni di essi:: “Chissà che Dio non ritorni su questa terra”, e in questo brano di Cristina Campo, che riporto:

“Un teologo insegna: «La Santa Comunione è atto d’amore consumato con Dio, corpo a corpo, carne a carne. È una condizione preliminare dell’atto d’amore che ci si renda amabili. Questa è l’ascetica». Ancora e ancora i mistici si affannano, cantando e gemendo, che per unirsi a tale sposo di pura fiamma i sensi naturali sono in se stessi risibili, come quelli di un bimbo appena nato. I sensi del bimbo stanno a quelli dei corpi gloriosi, dotati di chiarezza, sottigliezza, agilità, impassibilità, capaci di traversare i muri e le porte. Ma è forse irragionevole credere che membra ancora mortali, soprannaturalizzate dagli incontri divini, siano in qualche modo partecipi di questa gloria? È Ireneo di Lione (una generazione dopo Ignazio d’Antiochia) a statuirlo: «I nostri corpi che ricevono l’Eucarestia non sono più corruttibili». Ignazio stesso aveveva definito il Sacramento phàrmacon athanasìas: medicina d’immortalità («Acqua viva, acqua saliente» appunto: «traboccante nella vita eterna»).[…] «Se un corpo» dice Giovanni Climaco «venendo a contato con un altro corpo subisce sotto il suo influsso una trasformazione, come non muterebbe un uomo che tocchi il corpo di Dio puramente?». Ed ecco lo sboccio, la fioritura di quei nuovi organi e sensi, di inimmaginabile delicatezza: gli occhi che vedono quel che altri non vede, oltre i veli dello spazio e nelle grotte delle coscienze; gli orecchi che rapiscono locuzioni, musiche inesprimibili, le narici che fiutano l’orrore e la grazia, le papille che succhiano nell’ostia gusto di manna, di sangue, di miele, di nettare. La pelle effonde una chiarità simile a un fosforo o a un fluoro, popoli l’hanno vista e pittori testimoniata perché il nimbo e la mandorla di luce non sono un ritrovato simbolico dell’iconografia sacra. I pori stillano sentore di fiori, di mirra, d’incenso, la pianta dei piedi si svelle dal suolo, il corpo rigenerato è soavemente travolto via, da quello stesso fuoco che lo lavora”.

[Il brano è tratto da: Cristina Campo, Gli imperdonabili, Milano, Adelphi 1987, pagine 239-240. Mi preme riportare qui anche la nota di Cristina Campo, pubblicata nel volume a pagina 248, al saggio Sensi soprannaturali, che apparve la prima volta in “Conoscenza religiosa”, III, 1971, pp. 214 -226: “Non avrei osato scrivere intorno all’argomento di queste pagine (mulier taceat in ecclesia, e anche altrove si esprima il più indirettamente possibile) se essa non fosse, com’è, soltanto un seguito di citazioni da alcuni vecchi testi cristiani, legato fra loro poco più che da note in margine. Di questi do le indicazioni perché in ogni momento, ma soprattutto nei tempi dell’orrore, il solo scopo di uno scritto di questo genere è rimandare al lettore alle sue univoche, imperturbabili fonti. Il Santo Vangelo secondo Luca e Giovanni; Lettere di Ignazio d’Antiochia (Sources chrétiennes); Philokalia e Early Fathers from the Philokalia (Faber & Faber); Vita di Antonio Abate di Atanasio il Grande (Esperienze); Idée du Sacrifice et du Sacerdoce éternel de N.S. Jésus Christ del P. Charles de Condren […], Oeuvres di Francesco di Sales (Pléiade); Vita di Filippo Neri di Verano Magni […]; Vie et Oeuvres di Margherita Maria Alacocque […]; Méditations sur la Divine Liturgie di Nikolaj Gogl’ (Desclér), Pensieri improvvisi di Andrej Sinjavskij (Jaca Book)”.]



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