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L’AMORE AI TEMPI DELLA SNIA Fu amore a prima vista quando la scorse avanzare sul ponte della Ceronda, la mano che sfiorava distratta la spalletta mentre si affrettava per il primo turno alla Snia. Lui era in bici e usciva dal terzo turno. Fu anche colpo di fulmine, infatti c’era un temporale pazzesco e un fulmine cadde proprio sulla punta del campanile della Parrocchia di Santa Maria. Ernesto lo prese come un segno del destino, e se ne sentì segnato. Si bagnò come un pulcino ma ormai nel cuore aveva una canzone d’amore. Da quel giorno a ogni suono di sirena rabbrividiva di felicità, l’odore di uova marce della lavorazione della viscosa era brezza in un mare di fiori di campo. La domenica pomeriggio andava al Dopolavoro a suonare la fisa per i ballerini, aveva un gran repertorio e niente gli dava più gioia che vedere le coppie girare e stringersi sulla sua musica. Ogni volta sperava di vederla entrare, pronto a cedere lo strumento per buttarsi con lei nelle danze, ma lei non venne. Si chiamava Milvia, era dell’Azione Cattolica e non andava mai a ballare, passava le domeniche all’Oratorio. Però incrociandolo sul ponte gli lanciava delle occhiate e in un giorno di sole splendente gli sorrise. Quando cominciò la stagione balneare alle Rive Rosse sulla Ceronda, la meglio gioventù si riuniva sulla spiaggetta sabbiosa e sassosa tra strilli e spruzzi. Una volta che Ernesto era steso al sole vide arrivare Milvia aureolata di luce come una santa. Un attimo dopo la luce si spense. Un ragazzone con la pancetta molle la teneva per mano e la tirava verso l’acqua mentre lei squittiva ridendo e facendo resistenza. Alla fine i due si immersero e chissà sotto la corrente fredda e schiumosa quali carezze furono scambiate.Incrociandola sul ponte, il lunedì mattina, Ernesto fermò la bici, mise un piede a terra e la fissò bene negli occhi.– Sono innamorato di te, – disse. – Vuoi essere la mia ragazza?– Averlo saputo! – rispose Milvia. – Guarda, mi sono fidanzata proprio ieri. Poi corse via, che era già in ritardo per il primo turno.
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