Un po’ di tempo fa leggevo la biografia di George Mackay Brown, poeta e scrittore delle isole Orcadi che in Italia ha avuto qualche opera tradotta dalla casa editrice Tranchida. E avevo segnato alcune parti perché mi interessavano. Per esempio il suo pensiero sulla cultura: o meglio, la “kultura”, perché così la considerava e la chiamava.
Uccidi i tuoi idoli
Questo autore orcadiano aveva avuto come idolo T. S. Eliot. Poi “d’un tratto” diventa un vecchio ciarlatano. Perché? Che cosa aveva fatto?
Ai suoi occhi era uno di quegli intellettuali che aveva innalzato tra la gente e il popolo, una barriera. Per parlare con più agio con le persone come si deve: quelle intelligenti e pure esse intellettuali. E proprio verso gli intellettuali, lui sul finire della sua vita (è scomparso nel 1996) usava il termine “the gray horde”.
E così veniamo ancora una volta alla celeberrima diatriba: di chi è la colpa se la poesia, e la letteratura (ma soprattutto la prima), non interessano alle persone? George Mackay Brown aveva la risposta…
Peccato che ci sia un episodio che merita di essere raccontato.
Il popolo? Se ne infischia
La BBC negli anni Settanta (vado a memoria), aveva tratto da un suo racconto lungo (il titolo forse era “Celia”?) uno sceneggiato. Ambientato nelle isole Orcadi, si capisce. Quando la trasmissione ha inizio, chi racconta l’episodio è seduto in un bar nella cittadina di Stromness; il televisore è acceso. Il proprietario del locale, dopo la sigla e qualche immagine, spegne il televisore. Nessuno protesta. Puoi anche stare col popolo, essere del popolo: ma il popolo ti gira le spalle… Per quale ragione?
La protagonista è un’alcolizzata, e questo spiega perché quel lavoro televisivo (e prima: letterario), fosse considerato come fumo negli occhi dagli abitanti delle isole. Lavare in pubblico i panni sporchi è una pessima abitudine e indice di cattiva o nessuna educazione: figuriamoci se questo capita negli anni Settanta, e nelle Orcadi; ma pure adesso, davvero crediamo che le cose siano cambiate?
E allora? Allora capisci bene perché io ripeto come un ossesso che non ti devi preoccupare del lettore, ma della storia. Perché il lettore, o il popolo, sguscia via come un’anguilla. Mai provato a prendere un’anguilla a mani nude?
Un’anguilla chiamata lettore
Però di sicuro c’è un problema, e credo di averlo già affrontato in passato. Se non si vendono più macchine, dovresti pensare che le tue macchine hanno qualche problema. E perciò quando le persone disertano sempre di più le librerie “forse” il problema sta nel manico, come si dice. Nelle storie. Che piacciono tanto agli intellettuali, che saranno anche di “kultura”, ma non di cultura.
Questo genere di post hanno un grosso difetto. Perché adesso tutti quelli che leggono queste righe sono lì, pronti ad aspettare la soluzione.