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Un anno di blog-bilanci

Da Mammadesign

Un anno di blog-bilanci


Ci siamo. A me i compleanni o non fanno un baffo, oppure portano in una dimensione interiore di riflessione profonda da yogi malandato e un po' depresso. Non ci avevo pensato fino ad oggi: troppo presa, in questi giorni, da tutto il resto. Eppure e' passato un anno, un minimo di riflessione mi sembra di dovere! Ed ecco che, pensando al fatto che qualcosa dovevo pur scrivere sul blog, mi sono sentita catapultata proprio in quella dimensione in cui, a volte, mi sento un po' a disagio. Perche' mi costringe a fermarmi. Perche' mi forza, mio malgrado, a riflettere. Ed inevitabilmente, a fare i bilanci.Ebbene, quando, l'anno scorso, di quest'epoca, mi e' balenata l'idea di tenere un blog, sentivo soltanto che dovevo e volevo uscire da quella situazione di impasse emotivo e lavorativo in cui ero caduta negli ultimi due anni. Avevo bisogno di una sferzata, un progetto, un impegno che mi facesse sentire viva.
Era successo tutto cosi' in fretta negli ultimi anni, la vita mi era cambiata cosi' totalmente, e nel giro di cosi' poco.... Avevo sposato un uomo che mi aveva portata a Londra, lontano dagli affetti e dagli amici, e fin qui ancora ci puo' stare, anzi era quasi emozionante, se non avessi saputo che rientrare in Italia sarebbe stato cosi' difficile. Poi, ancora prima di trovare lavoro, sono rimasta incinta. Seduta stante. Appena decisa la cosa. Il tutto scelto volontariamente, per carita'. Solo un po' improvviso. E ho passato i primi quattro mesi chiusa in casa a vomitare. Altro che Londra e Londra, e la bella vita divertente da sposini che potevamo fare! Ho conosciuto soltanto tutti gli angoli piu' polverosi della mia casa, al massimo mi potevo avventurare qualche centinaio di metri piu' in la', a fare qualche commissione (lo spaccio all'angolo, il supermercato piu' vicino, le poste..... eh, che vita!). Ed ho continuato a fare su e giu' Londra-Firenze, perche', ragazzi, trovarsi in un nuovo paese e per di piu' con un fagiolino di pochi centimetri in pancia che sai ti sconvolgera' la vita, quando non hai fatto nemmeno in tempo ad ambientarti tu, non e' il massimo della gioia.... Non fraintendetemi, la gioia c'era, eccome. Ho sempre desiderato di avere una famiglia numerosa e divertente, di tenere il mio pupo tra le braccia, mi sentivo pronta, anche se proprio pronto, non diciamo fesserie, uno non si sente mai. Era tutto il resto che non mi sembrava pronto (il che vuol dire che forse non lo ero neppure io...). Perche' si, all'inizio vedi tutto rosa, tutto cosi' emozionante e bello, ma il lato "oscuro", quello mica te lo vengono a raccontare.... Sai che dovrai cambiare tanti pannolini, pulire un po' di cacche, che perderai qualche ora di sonno e che non uscirai piu' la sera per un po'... e che sara' mai! Tanto la mia meta' non e' mai uscita cosi' volentieri la sera, la cultura degli aperitivi non e' mai stata nelle sue corde (tranne quando studiava a Firenze, dove si e' lasciato un po' piu' andare). Ma i sette anni "germanici" precedenti lo avevano fatto tornare allo stato di partenza. Insomma, le difficolta' di una neo-mamma, il suo sentirsi catapultata in una situazione in cui sei tu la responsabile di tutto quello che accade a tuo figlio appena nato, le difficolta' dell'allattamento, quelle di  coppia neo-genitoriale, e perfino lo stato di isolamento sociale in cui una neo-mamma (volente o nolente) si viene a trovare, beh, quello nessuno te lo racconta.
Per di piu' ero reduce da un recente lutto (la mia ultima nonna, con la quale avevo forse il rapporto piu' stretto che con tutti gli altri), quindi da un lato l'affacciarsi al mondo di una nuova vita mi ha aiutata a "riemergere". Mentre dall'altro, mi ha fatto sentire ancora piu' sola.Poi, al settimo mese sono tornata in Italia, e li' sono rimasta fino a che la mia Micro-neonata non ha compiuto i due mesi. E' stato allora che, a Londra, sono caduta veramente in un baratro, perche' vi assicuro che vivere fuori dal tuo paese con una cucciola di due mesi che hai appena appena imparato a nutrire decentemente, in un'isola lontana anni luce da casa tua, dove non esistono i pediatri se non quelli privati cari assatanati e quelli degli ospedali, un posto in cui non riesci a trovare la marca giusta di latte in polvere per la tua bambina che va avanti ad allattamento misto e che rifiuta ogni tipo di marca gli sottoponi, che ha appena iniziato a soffrire di coliche serali e notturne e tu sei li' che tutte le sante sere piangi di stanchezza fino alle due di notte mentre tuo marito se ne sta beatamente nel letto "perche' lui lavora", e' non solo difficile ma pure alienante. Soprattutto se ti trovi un macro-economista tedesco che non capisce una mazza di quello che stai passando. Non vi dico quante volte mi sono trovata a piangere a calde lacrime per la stanchezza o perchessoio. Depressione post-partum? Puo' darsi. A posteriori penso di si. Ma ce l'ho fatta da sola, grazie alla mia bambina (e perche' no, anche a me stessa!). Magari erano ancora gli ormoni dell'allattamento che avevo in circolo, ma lei mi faceva ridere. Ridere come mai avevo riso in vita mia. E piano piano, da sola, assieme a lei, ne sono uscita. 
Credo (!).Il rapporto con mio marito e' stato difficile, il primo anno. Abbiamo traslocato  in una casa piu' grande e meno cara. Ma anche li' la situazione ha continuato ad essere difficile. L'estate 2010 ci ha portato sull'orlo del precipizio, ma anche ad una necessaria chiarificazione. Da allora e' andato tutto meglio, in discesa, e tornata a Londra ho deciso che avevo bisogno di riprendermi me stessa. Di riflettere su quello che ero e cio' che ero diventata. Dato che il lavoro non usciva (a seguito della crisi 2008), e che mi sembrava tutto troppo complicato per lavorare full-time (un full-time proprio full, come solo gli architetti sanno fare!), mi sono buttata nel progetto del blog.  Un po' per gioco. Un po' per cura. Perche' sono sempre stata una grafomane. Perche' scrivere mi ha sempre aiutato nei momenti difficili. Perche' esprimere i sentimenti e non tenerli dentro in silenzio mi ha sempre portato giovamento. E perche' da qualche parte bisogna cominciare, per uscire dall'impasse. Allora, ho iniziato dalla decorazione del mio ingresso. Che mi ha dato l'ispirazione per il blog, come ho detto quaE nel blog ci ho messo tutto: la me stessa mamma e la me stessa architetto; la me stessa donna, moglie ed immigrata in una citta' straniera.Ho parlato di interior design, di design per bambini e di decorazione.
Ho parlato della nostra vita familiare, di bilinguismo, di scuola e asilo, dei problemi e delle gioie quotidiane di due genitori espatriati, tutto raccolto nel mio diario personale.Fino al desiderio di interagire con i lettori anche professionalmente, che mi ha portato alla creazione della recente sezione "L'architetto risponde".Mi rendo conto riguardando il tutto che e' un po' un ambaradan di argomenti. Che forse dovrei organizzare il tutto un po' meglio, che mi piacerebbe se da tutto questo scrivere "a vanvera" ne uscisse qualcosa di buono. Magari i bilanci non guastano, ogni tanto.Ecco, lo sapevo, sono caduta come al solito nell'autocritica e  non ho detto la cosa fondamentale: un enorme GRAZIE a voi che mi avete seguita, che mi avete commentata e supportata, che siete passate di qui a lasciarmi un sorriso. Soprattutto, grazie a voi che mi avete fatto sentire meno sola, che mi avete ascoltata, che avete sopportato i miei sfoghi di mamma, donna ed espatriata, che mi avete dato consigli su ciucci, spannolinamenti, e addormentamenti vari. Infine, grazie a voi che mi avete fatto sentire parte di una grande famiglia (quella delle mamme-blogger, dove non avrei mai pensato di trovare cosi' tanta solidarieta') e che mi avete fatto sentire di nuovo una persona viva (e soprattutto, capace di interagire col mondo!).Un anno di passioni, dunque, di eventi belli e meno belli; un anno di blog-therapy, un anno in cui mi sono, insomma, un po' ritrovata; ed in cui ho trovato tante belle persone (altro che realta' virtuale!).Continuero' a scrivere. Continuero' perche' per me e' come prendere una boccata d'aria.

Un anno di blog-bilanci

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