Domenica 28 luglio 2013, all’ora di pranzo, lei è morta.
Lei: CRISTINA BIAGI.
Un anno fa.
A poche centinaia di metri da me. Nella mia città, sul lungomare di Marina di Massa. Cristina stava lavorando in un ristorante. Era lì: in mezzo ai clienti, tra vassoi, cibo, parole, risate, sole, rumore di bicchieri e posate.
Rumori di VITA.
Poi ci sono stati rumori più forti.
Rumori di MORTE.
Perché l’ex marito le ha sparato colpi di pistola in viso. E dopo si è ucciso. Sono rimaste due bambine, orfane.
Io, oggi 28 luglio 2014, voglio ricordarla.
Perché io, in quella domenica di luglio, stavo prendendo il sole nel mio giardino e la vita mi sembrava bella. Banalmente bella. Stupidamente bella.
Perché io sono viva. E quindi ho il dovere di scrivere di lei. Una donna come me che è morta all’improvviso, in un modo devastante. Pochi attimi e se n’è andata. In nome della VIOLENZA. Quella VIOLENZA contro cui combattiamo in tante. Quella VIOLENZA su cui ci interroghiamo quotidianamente.
Oggi, esattamente un anno dopo, voglio ricordare Cristina. E quella violenza che l’ha annullata per sempre.
Ciao Cristina.
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