Magazine Maternità

Un anno fa...

Da Mafalda1980 @mafalda1980
...ero in ospedale da quasi 24 ore.
Nottetempo avevo perso sangue e, visto che ero a 36+5, ci eravamo precipitati al pronto soccorso ginecologico emozionati e un po' spaventati, pensando che fosse già arrivato il momento.
Complice lo scarso traffico alle due del mattino, IlMioAmore ha percorso gli 8 km di strada in quattro minuti netti.
Non era arrivato il momento: la Purulla sarebbe nata sedici giorni dopo, come ho già raccontato qui.
Però ricordo benissimo la paura che le potesse essere successo qualcosa. E' stato solo quella notte che l'ho sentita mia, la prima volta che mi sono realmente preoccupata per lei. Le rinunce alimentari le avevo fatte "per dovere", più che per un reale senso di responsabilità nei suoi confronti: era ancora un'Idea, non mia Figlia.
Dovevo fare del mio meglio per proteggerla.
Mi hanno tocografata per tutta la notte, accanto alle sale parto, in una cameretta dove stavano altre donne in pieno travaglio. Rannicchiata sul fianco sinistro, sul quale dormivo sempre -"perchè altrimenti la Purulla non viene ossigenata a dovere", così mi aveva detto la Gine- ho ascoltato, mio malgrado, tre nascite. E' stato emozionante ma anche un po' angosciante.  Poi mi hanno ricoverato fino al 12.
Non posso dire che sia stato bello stare in ospedale: il pancione era ingombrante, ho dormito poco e male in quel lettaccio scomodo, senza IlMioAmore e il mio Attila, che da quando la pancia aveva iniziato a crescere mi dormiva letteralmente appiccicato.
Ho iniziato a rendermi conto di quello che mi aspettava, quello sì.
La mia prima compagna di stanza aveva partorito col cesareo il suo secondo figlio il giorno prima, e allattava con gran disinvoltura. Speravo di riuscire a fare altrettanto, le chiedevo consigli, la sbirciavo mentre cambiava quel piccolo vermetto rosso. Lei mi sbolognava spesso il piccoletto, nonostante le avessi detto che non avevo mai preso in braccio un neonato. Il vermetto aveva il naso ricoperto di minuscoli puntini bianchi. Ero incantata. Nel frattempo la sua mamma restava in bagno un quarto d'ora per volta.
L'avrei capita, poche settimane dopo.
La mia seconda compagna di stanza si è fatta tutto il -lungo- travaglio in camera.
Per fortuna imprecava in arabo. Io l'ho assistita come potevo, tra un cracker e un bicchier d'acqua.
La sua bambina era davvero bellissima.
E poi c'è stata la ragazza che era stata ricoverata per l'induzione poco dopo di me, verso le sette di mattina dell'8 ottobre... e ha partorito il 10.
10-10-10.
Bellissima data, ma quasi 48 ore di travaglio.
Abbiamo fatto delle belle chiacchierate, mentre lei aveva già il suo fagottino (Leonardo? Lorenzo?) nella culla trasparente e io avevo la mia che mi puntava il piedino contro le costole.
Più che altro però ho dialogato con la Purulla, dal momento che stavamo da sole tutto il giorno.
Il giorno in cui mi hanno dimessa, sinceratasi ormai del fatto che non mi si era rotto il sacco (la causa dell'emorragia non si è mai saputa), la ginecologa di turno mi ha consigliato di (testuali parole) trombare a volontà avere frequenti rapporti per favorire il travaglio spontaneo, dopodichè mi ha fatto l'ultima ecografia: la Purulla aveva un'espressione estremamente imbronciata e i capelli lunghi 10 cm (misurati).
Ho iniziato a essere mamma durante quel ricovero.

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog