A sentire certi commentatori, pare che il comunismo sia morto e sepolto con la svolta di Occhetto, che poi ha generato il Partito Democratico. Le premesse – sappiamo – sono state la caduta del Muro di Berlino e il crollo dell’URSS. Il vero è però che, almeno in Italia, il comunismo non è affatto morto. Cova ancora sotto la cenere. Le aspirazioni marxiste-leniniste sono ben vitali, e anzi, oggi più che mai, vista la svolta “bancaria” dell’Europa, la crisi dell’euro e l’immigrazione selvaggia, che stanno ampliando non poco la base dei diseredati, disoccupati, disperati e di un sottoproletariato a basso costo demansionato e privo di diritti.
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Dunque il pericolo che con il comunismo nostalgico, ritorni pure il radicalismo marxista di stampo terroristico, è indubbiamente concreto. Anche perché il fascino della “rivoluzione proletaria” è ancora molto forte, soprattutto ha gran presa fra i giovani (complice pure una scuola troppo sbilanciata a sinistra). Se poi ci mettiamo i revival rossi, ampiamente messi in risalto dalla stampa nostrana, come il funerale leninista di Prospero Gallinari, l’ex terrorista rosso, rapitore di Aldo Moro, beh… chiaramente il pericolo che nuove generazioni di pazzoidi invasati dalla falce e il martello mettano a soqquadro il già disastrato equilibrio sociale italiano non è poi così improbabile.
L’aspetto assurdo è che in Italia il comunismo ancora rappresenta un valore positivo. Nonostante gli esempi fortemente negativi dei regimi spietati nella ex URSS, nei paesi dell’Europa orientale, nella ex Jugoslavia, per non parlare poi della Cina, di Cuba e della Corea del Nord, dove ancora dominano la scena, in Italia alzare il pugno sinistro è un gesto quasi apprezzato, ostentare la falce e il martello poi è quasi nobile, nonostante i cento milioni di morti che questa ideologia nefasta e nefanda ha prodotto nel mondo.
Roba da matti. Ma ancora più da matti è dare risalto mediatico alle celebrazioni funerarie di un uomo che contribuì al rapimento di Aldo Moro e all’uccisione della sua scorta e che non si è mai pentito.
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Perciò dire che il comunismo è morto e sepolto e dileggiare chi sostiene la sua esistenza ritenendolo un pericolo per la libertà e la democrazia, è ipocrita. Profondamente ipocrita. Il comunismo esiste, continua a esistere. Fa proseliti, soprattutto fra le giovani generazioni (del resto, l’ultimo atto criminale del radicalismo comunista avvenne nel 2002, quando venne ammazzato Marco Biagi) ed è parte integrante del DNA di una sostanziosa parte della sinistra nostrana che si candida a governare il paese, benché quest’ultima abbia fatto di tutto per disconoscerla e far dimenticare agli italiani le sue radici politiche, ideologiche e culturali.
In foto: i funerali di P. Gallinari (foto Ansa).