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Un argento che vale un oro: la Spagna

Creato il 13 agosto 2012 da Basketcaffe @basketcaffe

Spesso alle Olimpiadi si rivaluta a posteriori il metallo di una medaglia in base alle reali possibilità di un atleta o di una squadra nel conquistare quel risultato. Nel caso del torneo di basket giocato a Londra il discorso è un po’ più complesso: ovviamente nessuno può neanche discutere sul fatto che la nazionale Statunitense fosse di gran lunga la più forte del lotto. Anche la Spagna, seconda nel ranking Fiba, in fondo ha fatto solo il proprio dovere, conquistando un argento decisamente alla portata della squadra allenata da Sergio Scariolo.
Il fatto semi rivoluzionario è che questa volta una nazionale Europea si è contesa per davvero una finale contro Team USA al suo meglio, preparato e voglioso di vincere. Anche quattro anni fa a Pechino la Spagna infastidì Bryant e compagni, senza però mai dare l’impressione di avere la gara in pugno, come invece successo per larghi tratti della finale 2012.
Sicuramente le assenze di Howard, Bosh e Wade hanno complicato il compito di Mike Krzyzewski che comunque ha potuto contare sui primi sei marcatori della scorsa regular season NBA. Nessuno si ricorda poi che anche Scariolo ha dovuto pescare tra le “riserve”: l’allenatore bresciano ha dovuto fare a meno di Ricky Rubio, giocatore totalmente ritrovato dopo l’anno nella NBA; e ha dovuto scegliere uno tra Serge Ibaka e Nikola Mirotic (che tra quattro anni potrebbe invece essere protagonista), preferendo per la maggior fisicità ed esperienza il giocatore dei Thunder.

Le Furie Rosse hanno giocato alla pari con la squadra più forte del mondo, non andando sotto ne fisicamente ne mentalmente, i due aspetti contro cui nessuno fino ad ora aveva mai retto il confronto. A rimbalzo il divario è stato minimo (37-35), le palle perse sono state poche da entrambe le parti (11 a testa) ed il numero degli assist (22-13 per la Spagna) è la dimostrazione che Gasol e soci hanno giocato la loro pallacanestro. I numeri raccontano che la differenza alla fine l’ha fatta il tiro da tre punti, soluzione che gli Iberici in fondo hanno sempre concesso. I 15 canestri da lontano mandati a bersaglio da Team USA (di cui 5 di Durant ed uno decisivo da James) hanno fatto saltare il piano di Scariolo che in compenso è riuscito a proteggere l’area piuttosto bene grazie alle due torri sempre in campo. A proposito: senza i problemi di falli di Marc Gasol (che se li è andati proprio a cercare) chissà come sarebbe andata. L’unica certezza è che gli Stati Uniti, anche al loro meglio, non sono più così lontani.


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