Un ateo incarnato nel devoto

Creato il 05 maggio 2011 da Lucas
«Pensate, lettori del Foglio, quale onore e delizia intellettuale rappresenta esserci sottratti per molti anni programmaticamente, senza cedimenti, con studio e senza ira, a questa poltiglia, a questa pappa del cuore che spaccia sensi di colpa punitivi, impossibili vie alternative, come una verità storica e una via ideologica alla speranza. Ama il tuo nemico, sii perfetto come il padre mio celeste: sono parole del discorso della montagna. Significano che il nemico esiste, che la perfezione divina agisce ed opera senza mai potersi incarnare nell’umanità gravata dal peccato e dalla storia, cui resta solo, ed è già molto, il paradosso cristiano, l’appello incoraggiante alla perfezione celeste che in terra è esclusa, perché il regno cristiano non è di questo mondo. Il contrario simmetrico della predicazione coranica e della pratica islamista nella storia del califfato maomettano». Giuliano Ferrara, Il Foglio, 5 maggio 2011
Ok, il regno cristiano non è di questo mondo. Allora come mai, fottuti foglianti, tutta la precettistica cristiana vorreste applicata alle leggi umane dello Stato (laico)? Come mai vi comoda tanto essere devoti ad un esercizio di potere che si rifà a quello che voi stessi considerate un'utopia?
A parte.Scrivere: «la perfezione divina agisce ed opera senza mai potersi incarnare nell'umanità», senza accorgersi che in quel “mai” vi è compreso anche Gesù, tradisce in maniera esemplare l'ateo incarnato nel devoto (altroché se incarnato...).

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