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Un bebè è un dono del Signore, ma è anche un flagello di Dio.

Da Thewomoms2013

Ci sono persone che ti entrano nel cuore, persone che non hai mai conosciuto, che abitano dall’altra parte del mondo ma, entrano nella tua vita,@teaspoons è una di queste. L’ ho conosciuta per caso ed ho iniziato a seguirla e leggerla nel suo blog. Mi faceva ridere leggere i suoi racconti, il suo bellissimo mondo e soprattutto il suo modo di vedere ed interpretare le cose. Manu è una persona speciale, riesce a farti ridere tanto ma anche emozionare con il suo piccolo Matteo. Sicuramente se fossimo vicine nei momenti in cui sarei un po’ triste le andrei a citofonare a casa perché ha la capacità di farti tornare il sorriso in pochi secondi. Oggi ci apre le porte della sua vita e ci racconta le vicende tragico comiche di una fantastica neo mamma

Ho riflettuto molto su come sfruttare questa opportunità di parlare della mia vita da mamma alle womoms, recitare la parte della super mamma per cui le altre neo-mamme si chiedono: ‘ma come fa?’ e si sentono delle cacche-pupù, o buttarla sulla tragedia greca per cui le altre neo-mamme si dicono: ‘E’ una di noi!’?

Direi che come sempre nella mia vita ve la butto sul tragicomico, perché è questa la verità delle cose. Come sempre non c’è né bianco né nero, anche se certi giorni sono indubbiamente neri e mettono a dura prova la tua pazienza (nel mio caso piuttosto scarsa), mentre altre giornate ti sembra di avere la situazione in pugno e ti dici che forse hai qualche super potere nascosto e, diciamocelo, te la tiri pure un po’… fino a che esattamente due minuti dopo parte potente un: ‘gneeeeeeee’.

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Non che non fossi preparata al cambiamento, anzi pur temendolo lo aspettavo con un misto di gioia e curiosità. Beh credo che il primo passo per sopravvivere ai primi mesi con un neonato sia proprio quello di arrivare preparate e consapevoli del fatto che la vita non sarà mai più la stessa; per certi versi sarà peggiore inutile negarlo ma per molti altri sarà decisamente migliore e vi ritroverete a pensare che comunque ne vale la pena.

Un bebè è un dono del Signore, ma è anche un flagello di Dio. Avete per le mani un cosino che ‘parla’ un linguaggio a voi sconosciuto (usando in prevalenza note alte), al quale non importa una cippa se siete nel bel mezzo di una manicure con una nuova meravigliosa tonalità di smalto che si sta asciugando lentamente sulle unghie, né è suo compito avere cura che mangiate o dormiate a sufficienza, who cares? Lui vuole mangiare prima di subito, vuole essere cambiato almeno 7 volte al giorno – se è un maschio avrà cura di benedire molti angoli di casa e/o di mobili-muri-oggetti con la sua pipì santa – vuole dormire ma come e quando dice lui e francamente non gli importa una mazza se finalmente siete riuscite a prendere in mano il pc perché avete l’ispirazione giusta per scrivere un articolo sulla vostra vita da mamma.

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All’inizio è come quando stai prendendo la patente e ti sembra impossibile coordinare tutti i movimenti e rimanere vigile a 360 gradi, ma sapete io cosa mi sono detta dopo i primi momenti di incertezza? Sei tu che porti la macchina e non il contrario. Ecco questo piccolo cambio di prospettiva è quello che cerco di mantenere nell’approccio col mio bambino. Intendiamoci quando la stanchezza galoppa e magari lo sento piangere da un’ora di fila, avrei la tentazione di mandare al diavolo le mie convinzioni sull’educazione e tramortirlo coi metodi a me consentiti… Che avete capito? Non parlo di mazze da baseball ma di latte, cullamenti e canzoncine. Poi però mi ricordo di pensare in prospettiva e di mantenere il focus sulla missione principale: sopravvivenza e conoscenza reciproca. Questo vuol dire rispettare la mia creatura non creando false aspettative (mica ti credi che io voglia cullarti ogni volta tra le mie braccia finchè non ti addormenti vero? Mica ti credi che la latteria faccia servizio 24/24 vero?) e provando a dargli regole che siano buone per entrambi.

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Sottolineo che ogni mamma è brava e ogni mamma deve decidere in assoluta libertà quale sia la strada migliore per sé e il suo bambino. Nel mio caso so che ci sono cose che non fanno per me: non si può pretendere di essere sempre organizzate e impeccabili (di solito quando siete pronte per uscire nella versione classica della famiglia Fantozzi, lui/lei decide che è il momento più opportuno per fare la cacca (santa) o avere fame ADESSO) ma nel mio caso l’anarchia mi manderebbe totalmente in tilt, ergo non seguo la legge generale del ‘a richiesta’ né desidero praticare co-sleeping. Aggiungo, tanto per essere completamente sincera, che a volte lo lascio frignare e finisco il mio pasto o di fare la linea di eye-liner sull’occhio con buona pace di Tata Lucia. Non sono il tipo che si sente in colpa nel desiderare tempo per sé o per la coppia (senza il bimbo) e non ho paura di dire che in certi momenti vorrei solo trovarmi su un’amaca a Bora Bora completamente sola.

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Detto questo, avere un figlio per me è l’esperienza migliore della vita. Non la più facile né giusta per tutte, ma sicuramente quella che per quanto mi riguarda dà un senso reale alla parola amore incondizionato. Essere una mamma è avere vicino qualcuno che è diverso da te ma parte di te e questa è la sensazione migliore che abbia mai provato. Non sono per le frasi fatte e mi infastidiscono i commenti in stile mamma veterana (spesso dati da quelle che magari hanno figli poco più grandi del tuo) perciò non so dire se il mio percorso sia giusto o meno o se magari non sto procurando danni irreversibili a Matteo facendogli ballare Fedez. Ma questo è il mio personalissimo essere mamma e spero che un giorno mi sentirò dire che, almeno per lui, sono la migliore del mondo.

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