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Un boss in salotto: ritratto fumettistico di una famiglia (im)perfetta

Creato il 03 gennaio 2014 da Oggialcinemanet @oggialcinema

3 gennaio 2014 • Recensioni Film, Vetrina Cinema •

il commento di Claudia Catalli

Summary:

Un boss in salotto: ritratto fumettistico di una famiglia (im)perfetta

Una famiglia perfetta benvenuta al nord. Potremmo rintitolarla così, con una fantasiosa crasi di più film, la nuova commedia firmata Luca Miniero Un boss in salotto. Come il precedente Benvenuti al nord, torna a raccontare il settentrione questa volta mediante una donna, Paola Cortellesi, che ha rinunciato alla sua meridionalità pur di costruirsi una ‘famiglia perfetta’ (titolo di un’altra commedia scritta dallo stesso Miniero e diretta da Genovese, suo partner lavorativo per tanti anni) al nord. Un cambio di identità che le è valso un nuovo stile di vita, una quotidianità alto borghese rispettabile con Luca Argentero nei panni del suo maritino poco carismatico e molto premuroso. Ma il passato tornerà a bussare alla porta: un giorno per caso ricomparirà suo fratello, accusato di essere un boss della camorra.

Ne seguiranno equivoci, disavventure, chiarimenti, in un’Italia in crisi che si affretta a compiacere i malavitosi perchè potenti e portatori di soldi. Vizi e virtù di un paese allo sbando, tra arrivismo sfrenato e corruzione dilagante. Questo, sulla carta (la sceneggiatura la firma lo stesso Miniero) il contesto del film, che tuttavia non riesce fino in fondo a perseguire il suo intento dichiarato, cioè far ridere.

Un boss in salotto

Gag poco esilaranti, slapstick scopiazzato altrove (un gatto morto che fa molto Benny Hill, ma la risata è lontana), un’aria di posticcio che si respira in tutto il film, dal look impeccabile di Paola Cortellesi alla loro perfetta casa-”stamberga” trentina, dalla parrucca platino di Angela Finocchiaro (sempre convincente, anche nei panni di una ricca signora snob abituata a fare buon viso a cattivo gioco) alla descrizione puntualmente macchiettistica e poco verosimile dei vari personaggi.

Resta un ritratto fumettistico di una famiglia imperfetta, una commedia commerciale poco ancorata al reale, se non con stereotipi che lasciano il tempo che trovano. La vera differenza – e qui Miniero ha ragione – la fa il cast, a partire dai giovanissimi e bravi Saul Nanni e Lavinia de’ Cocci che avrebbero forse meritato più spazio sullo schermo. Rocco Papaleo è un portento comico, convince in ogni singola smorfia (come pure la Finocchiaro), ma le performance da sole non bastano.

Manca una scrittura solida e originale, dialoghi ficcanti, scene realmente divertenti. Soprattutto, manca quell’ancoraggio al reale che, unito al gioco d’ironia feroce sullo stereotipo, rendeva esilarante Benvenuti al sud: ci si immedesimava nei pregiudizi e nelle problematiche dei personaggi perché odoravano di vita vera. Non (solo) di personaggi da botteghino facile.

di Claudia Catalli per Oggialcinema.net

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