Due dei difensori della Nord Corea, che schierava un mitico 7-2-1
Quando ho letto la composizione della squadra nord coreana, ho pensato che loro e noi siamo le uniche due nazionali ad avere ventidue giocatori autoctoni (a dire il vero noi abbiamo Camoranesi che un po’ oriundo lo è, i nord coreani manco quello). Ho anche notato che non conoscevo la bandiera della Nord Corea, segno irrefutabile del loro isolamento politico internazionale. E dire che con tutti i punti di contatto fra “il caro Leader” Kim Il Sung, l’attuale premier Kim Jong Il e Berlusconi, mi stupisco che non ci sia ancora stato un vertice bilaterale. Probabilmente Silvio non gradisce la topa coreana, non c’è altra spiegazione. Mah, ci sarà presto. Venendo al calcio, freddo a parte c’erano tutti i fattori per vedere largheggiare un Brasile a ritmo di samba, e invece la squadra di Dunga a momenti rischiava di doversi ricordare di questa Nord Corea così come ce ne ricordiamo noi di quella del dentista Pak Do Ik. Perché c’è da dire che se prima o poi ai nord coreani qualcuno andrà a svelare che nel calcio si può anche fare il pressing, vedrete che queste gnappette di giocatori alti un cazzo e un barattolo, faranno presto qualcosa. Il 2-1 finale, con storica marcatura all’88° di Ji Yun Nam (lui e l’allenatore hanno espresso una tale gioia dopo che con mio padre ci siamo detti: il marcatore ha vinto un finesettimana a Seul, dal quale non tornerà mai più, e l’allenatore non dovrà più bere il cianuro) è lo specchio della partita, ma va aggiunto che almeno il Brasile qualche tiro in porta lo ha fatto, la Nord Corea invece ha attuato la politica paraguaiana: un tiro, un gol. Menzione d’onore a Maicon che ha segnato un gol da una posizione dalla quale gli annali di storia del calcio non avevano mai visto un precedente. Forse il più bel gol del mondiale, s’è detto, e cari miei, se il penta-campione Brasile si deve attaccare a questi colpi magici per vincere su una squadra in gita premio come la Nord Corea, mi sa che farà proprio poca strada.
La partita l’ho vista in differita perché alle 21.45 ero a piazza Campo de’ Fiori dove uno splendidamente torvo Giordano Bruno vegliava su un ristorante intero di belle brasiliane completamente soggiogate dalla tv al plasma che trasmetteva le poco eroiche gesta dei loro connazionali. Devo dire che sono rimasto colpito dal quadretto: non c’era un maschio brasiliano nemmeno a pagarlo, in quel pubblico, eppure le brasiliane erano tutte completamente rapite e in religioso silenzio. Che fosse una camionata di lesbiche? Vallo a sapere. In compenso, ne ho trovate alcune di dimensione nord coreana presso il Draft Book, localino di via del Pellegrino, frequentato in questi tempi dalla crem crem della finocchiaggine romana. Imperdibile.