Sky tg24 economia condotto da Alessandro Marenzi, dal lunedì al venerdì alle 18:35, è un approfondimento con vari ospiti che racconta il mondo dell’economia e le faccende dell’economia ci riportano a Mario Dragho che sfida i mercati. Per la prima v0lta abbiamo visto cosa possono significare le parole dell’altro Mario. “La Bce è pronta a fare tutto il necessario a preservare l’euro. E credetemi: sarà abbastanza”.
Ed è stato abbastanza, il segnale che lui riesce a prendere in mano il pallino, da fiducia ai mercati e anche se un po’ controvoglia la Germania lascia fare. Questa Bce, in attesa di portarci al 12 settembre, fa abbassare lo spread e rafforzare l’euro sul dollaro e senza voler sperare o sognare accompagnerà l’Italia e la Spagna nelle loro prossime riforme.
La presa di posizione di Draghi ha fatto la differenza. Una mossa importante, soprattutto perché, a giudizio di molti analisti, non si tratta di una mera dichiarazione d’intenti. Come un condottiero che spaventa prima di entrare in battaglia ha steso una linea difensiva tra noi e la speculazione. Uno strumento che serve a contenere la crisi e subito si è rivista una reazione di liquidità. Quanto durerà? Dopo tanti ribassi e con la recessione, non possiamo illuderci, attendiamo prima di stappare lo champagne ma, un segnale positivo c’è stato. Parole che in tutta Europa sono suonate come una forte iniezione di fiducia per i mercati.
Crediamo dunque alle parole di Draghi: “L’euro è molto più forte di quanto la gente creda” e negli ultimi sei mesi l’area valutaria, Italia e Spagna comprese, “ha fatto progressi straordinari contro la crisi”. E’ Draghi l’unico a poter fare qualcosa? Non proprio, sicuramente la Bce ha reagito alla crisi e ha stimolato la politica a fare quello che fin’ora non ha fatto. “Parte del problema all’origine della crisi è che negli ultimi 10 anni, sia a livello nazionale che a livello europeo, i governi non hanno fatto nulla per poterla evitare”.
Speculiamo o scommettiamo sull’Europa? La politica monetaria si articola diversamente tra le varie economie dei paesi e mette a rischio la stabilità della moneta e questo giustifica l’intervento della BCE, che è scesa in prima linea ma, non va lasciata sola. Se abbiamo guadagnato tempo rispetto al clima dei giorni trascorsi, bisogna anche attivare il cambio d’umore sicuro, per resistere sul mercato. La Bce ha gli strumenti per portarci fuori dai guai e finalmente la speculazione batte in ritirata. Ora la palla passa ai governi.
I problemi decisionali sono complessi, siamo in una fase storica recessiva, ma ci vuole un garante (e pare si sia trovato) e una politica per cambiare le cose. Le parole a difesa dei paesi dell’eurozona sono state chiare, l’onda lunga ha travolto i mercati e le borse hanno chiuso con rialzi. La capacità di tenuta dell’euro è una luce in fondo al tunnel che però cela ancora l’orizzonte del futuro italiano e non solo.
La crisi è un calice molto amaro che sembra non finire mai, colpa dell’incertezza della nostra politica e se il sentimento che schiaccia l’Italia è la preoccupazione, guardiamo alla BCE che ci ha teso una mano.