Siamo al numero otto e credo che ormai si possa dire che il fumetto piace. Ve lo dicevo io all'inizio che Valter Buio era una cosa assolutamente al di sopra della media. Soprattutto, se posso esprimere il mio modesto parere, era necessario. In un panorama dove sembra ovvio a tutti che per approdare alle pubblicazioni "da edicola" sia indispensabile percorrere le strade dell'intrattenimento spinto, dove si deve per forza fuggire, sparare, guidare autovetture americane , o avere un progetto diabolico per sovvertire gli equilibri mondiali, si è visto invece che per arrivare al cuore delle persone, basta anche sapere raccontare le paure più banali e quotidiane di ciascuno di noi. E si è riuscito a farlo soprattutto senza ricorrere a lentissimi deliri ombelicali, a interminabili riflessioni esistenziali post-adolescenziali, che avrebbero decretato il fallimento istantaneo della serie e la defezione del copertinista.
Non ringrazierò mai abbastanza Ale Bilotta per avermi fatto partecipare a questo progetto e complimentarmi con tutti i ragazzi che hanno realizzato i disegni delle storie. Tutti hanno lavorato in condizioni abbastanza assurde, ai limiti della sopportazione umana, per tempi e compensi offerti, ma nonostante alle difficoltà si è arrivati a questo risultato.
Fine del pippone.
Per quanto riguarda la copertina, anche stavolta niente paranoie per la scelta del soggetto, era chiara fin dall'inizio: Valter Buio con gli alter-ego delle sue possibili vite alternaltive. Al bar Sant'Eustachio di Roma. A chi di noi non è mai successo?
Io, anche se non sembra, sono un pigro smodato, al limite del patologico. Non avevo voglia di disegnare i tavolini del bar e ho chiesto aiuto all'informatica.
Calcolato il modellino e disposti i vari personaggi, si è passati poi alle fasi che ormai già conoscete:bozzettismi, matitismi, colorismi, definitivismi.
La copertina del mese prossimo non perdetevela, che non è stata assolutamente una passeggiata: Elena Fioravanti.
Wep!